Messina, Horcynus Festival: nelle ultime due giornate focus sulla nuova drammaturgia meridionale

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C’è il teatro al centro della programmazione delle ultime due giornate della dodicesima edizione dell’Horcynus Festival, al Parco Horcynus Orca di Capo Peloro. La sezione “MigrAzioni tra terre e mare”, diretta da Massimo Barilla, propone una riflessione sul ruolo che la nuova drammaturgia dell’area dello Stretto di Messina gioca nel panorama nazionale. A partire da una testimonianza fondamentale in tal senso, quella della compagnia messinese Scimone-Sframeli. Al Festival, nell’anno del ventennale dell’attività della compagnia, arriva Bar (7 agosto ore 21.45), dopo l’appuntamento di dicembre 2013 con Nunzio della sessione invernale in Calabria. “Siamo felici di tornare all’Horcynus Festival – dice Spiro Scimone – perché siamo stati benissimo questo inverno. La felicità è doppia perché per la prima volta recitiamo negli spazi del Parco Horcynus Orca, a due passi dal nostro mare”.

Bar, di Spiro Scimone, con Francesco Sframeli e Spiro Scimone, con la regia di Valerio Binasco, spia i quattro giorni cruciali della vita di due uomini, il barista Nino e il disoccupato Petru, che hanno scelto un luogo pubblico per nascondersi al resto del mondo: un bar di cui si vede e si vive soltanto il retro. Soltanto un muro, anzi, contro il quale i due uomini sembrano schiacciati insieme ai pochi oggetti presenti, fissati al loro destino di perdenti, in attesa della svolta che non arriva mai. La svolta per l’uno è il sogno di preparare gli aperitivi in un locale dove si suona musica americana, un posto di classe e non questo bar di periferia. Per l’altro quello di un lavoro stabile, che rimedi a quel suo vivere d’espedienti. Ma il barista Nino deve intanto fare i conti con la convivenza di una madre oppressiva, il disoccupato Petru con un boss locale che lo taglieggia con pretese di doni e pretende tangenti sullo stipendio futuro. In cima al muro si apre una finestra. Arrampicandosi su una scala è possibile osservare quel che accade di là, il mondo indecifrabile e ostile che sta all’esterno. Il mondo dei due è di qua, in questo retrobottega della vita. Di qua soltanto sembra conservarsi una possibilità di sopravvivere, nella soppressione dell’azione che invece ha uno sviluppo violento al di fuori. Più che la vicenda che arriva come un eco, conta del resto la situazione che si realizza sulla scena, il rapporto fra due umanità straniere l’una all’altra che si scoprono capaci di solidarietà.

Chiude la programmazione del 7 agosto, alle ore 23.00, la proiezione del film Solo gli amanti sopravvivono, di Jim Jarmusch, il più elegante e ironico tra i registi indipendenti americani. Il film, in concorso al 66° Festival di Cannes, è proposto in prima assoluta a Messina.

L’8 agosto, nell’ultima giornata del Festival, la location si sposta nella Corte della Torre degli Inglesi. Alle 21.00 con replica alle 22.00 (posti limitati su prenotazione), è in programma la lettura scenica di Longa è a jurnata di Salvatore Arena. Il testo, finalista Premio Riccione per il Teatro nel 2005, è una produzione Mana Chuma Teatro e vedrà in scena Salvatore Arena e Massimo Barilla, accompagnati dalle irruzioni musicali di Giacomo Farina. La rappresentazione ricrea un luogo angusto, un seminterrato alla fine degli anni ‘70, unico rifugio e spazio condiviso per due uomini legati da una antica amicizia, impegnati a sopravvivere, a rimandare continuamente l’inevitabile. Un giorno il cerchio intorno a loro sembra stringersi più in fretta del solito, e anche le ultime risorse paiono consumarsi come le candele accese a compensare la mancanza improvvisa della luce elettrica. Non c’è più tempo per rimandare l’ultimo decisivo, in un senso o nell’altro, tentativo di riscatto. Tutto in un giorno, l’ultimo lungo interminabile giorno.

      

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