Messina: isola sì, isola no. Salvateci dalle scaramucce

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10421641_10204442689606745_158595392757029361_nAbbiamo scritto in numerose occasioni ciò che pensiamo sull’isola pedonale. Abbiamo affermato, senza troppi giri di parole, che la riappropriazione del centro urbano da parte della cittadinanza è un valore aggiunto, che l’isola rappresenta un’opportunità di crescita per gli esercenti e non una minaccia ai loro incassi. Quanti ritengono di essere falliti a causa della pedonalizzazione di via dei Mille, facciano un giro lungo il Corso Cavour o per la via Garibaldi: troveranno tante vetrine vuote, segno dei fasti di un tempo, gusci oggi abbandonati a causa della crisi. E proprio la crescente povertà, i limiti all’impresa e all’iniziativa economica devono tornare al centro del dibattito politico.

Siamo favorevoli all’isola, ma non dovremmo trasformare il tema delle aree pedonali nel fulcro delle criticità messinesi. 10245392_10204442691086782_4631471534298532970_nLa presenza massiccia di manifestanti sabato scorso rivela una sensibilità al decoro urbano che molti, nello stesso Consiglio, ignoravano. Ciò detto, in un paese di guelfi e ghibellini corriamo il rischio, quanto mai concreto, di far prevalere gli istinti della rabbia tipici dei contradaioli.

Quanti hanno vissuto la stagione del “No al Ponte” avranno già il palato amaro. Il progetto infrastrutturale, voluto allora dal Governo Craxi, divenne lo spartiacque della politica messinese, la linea Maginot dietro cui trincerarsi. Nel frattempo passarono gli anni e la stagnazione economica fece un salto di qualità: la palude della crisi divenne sabbia mobile, trascinando verso il fondo tutte le imprese che trovava. Mancava, allora, una regia politica, un disegno industriale in grado di dare lustro alla realtà peloritana.

Solo con le dimissioni del Governo Berlusconi, quasi trent’anni dopo l’inizio della faida, riuscimmo a liberarci di questo fardello. 10478642_10204442692286812_1739162400402360251_nOggi, a naso, corriamo lo stesso rischio: trasformare il dibattito sull’isola o quello sulla delibera anti-tir in leitmotiv della discordia, proprio mentre il tessuto produttivo cittadino si erode e le vette raggiunte dalla disoccupazione giovanile – ben oltre il 60% – fanno impallidire non poco le nuove generazioni.

Discutere sull’isola pedonale va bene, a suo modo è anche salutare. Fossilizzarsi su di essa ci sembra inopportuno, specie se consideriamo un dato: in un anno di Amministrazione Accorinti pressoché nulla è stato fatto nella direzione che abbiamo testé indicato. Non un disegno, non una direttiva, nemmeno una sbiadita lettura accademica dei dati. Né Consiglio né Giunta si sono mossi. Possiamo parlare di questo?

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