Messina, che ne sarà dell’Ospedale Piemonte? Confusione a Palazzo Zanca: Vullo si confronta col ceto politico

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Il futuro del Piemonte resta un mistero. A poco è valsa la seduta del Consiglio Comunale di stamane, convocato in una sessione aperta e straordinaria per discutere del polo ospedaliero sito sul Viale Europa.

Il direttore generale dell’Azienda Papardo – Piemonte, Michele Vullo, ha cercato di scattare un’istantanea sulla situazione attuale: “Il Patto per la salute varato dal Governo riceve le direttive stabilite in sede internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In esse si stabilisce, ad esempio, che può esserci un centro di chirurgia toracica ogni 800.000 abitanti. E’ chiaro il tentativo di razionalizzare l’offerta, ma questo tentativo parte da una sinergia con la comunità scientifica, una sinergia a mio avviso apprezzabile in un paese in cui talvolta l’accreditamento politico – per fare carriera – è contato più di quello scientifico-sanitario”.

Nel corso della sua analisi, Vullo non ha certo fatto sconti: ha evidenziato come l’iper-offerta non sia sinonimo di qualità del servizio; ha sottolineato come Messina soffra particolarmente la mortalità infantile durante il parto, spiccando in questo primato negativo sulle altre realtà siciliane; e ha detto, in conclusione, che il 56% dei bambini nati in città giunge al mondo col cesareo, una cifra che stride con la media nazionale.

A fronte di ciò, conscio del suo ruolo tecnico “perché un direttore generale non può modificare a proprio piacimento le disposizioni di legge”, ha ribadito l’intenzione d’istituire un polo Materno-Infantile d’eccellenza, avviando congiuntamente una campagna informativa per scoraggiare il ricorso al Piemonte in caso di emergenze: “Esso non consente, allo stato attuale, di intervenire nei tempi opportuni su infarti, ictus e traumi gravi” ha chiosato.

In presenza di una lettera stilata dagli operatori, che hanno ammonito il dg sui rischi per la vita dei pazienti, Vullo – richiamando la propria etica professionale – ha così ribadito che giovedì procederà per la sua strada.

Una strada che non è condivisa dalla comunità politica. Filippo Panarello, consigliere all’Ars in quota Pd, ha ricordato come i lavori in Commissione Sanità avessero fatto trapelare un indirizzo ben diverso, sollecitando pertanto l’assente Assessore regionale Borsellino ad un confronto chiarificatore. Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato Ncd Vincenzo Garofalo, solerte nel chiedere cosa sia cambiato nell’arco di un tempo così ridotto. A marcare le distanze rispetto agli interventi precedenti è stato Beppe Picciolo, fondatore dei Democratici Riformisti. Denunciando la scarsa integrazione fra le strutture sanitarie e il territorio (“non è pensabile che una donna incinta vada da Ganzirri al Piemonte impiegando un’ora e mezza”), questi ha poi affermato: “Se è vero che conta la buona salute, ossia la buona sanità, ebbene non avremo riscontri positivi finché il Piemonte resterà quel ghetto di malagestione che abbiamo conosciuto finora”. Su posizioni interlocutorie anche l’ex ministro D’Alia (Udc): “poiché la spesa va riqualificata, bisogna fare chiarezza. Non siamo in grado di capire quali servizi vengano garantiti sulla città di Messina. Su questo bisogna intendersi”.

In conclusione dei lavori è intervenuto il sindaco Accorinti, nella doppia veste di primo cittadino e di autorità sanitaria. “Sulla chiusura dell’Ospedale – ha affermato – non siamo disposti a compromessi, daremo battaglia. Sulle altre ipotesi restiamo aperti, chiedendo anche noi all’assessore Borsellino un incontro urgente. Vogliamo potenziare la struttura, perché la salute dei cittadini non è uno scherzo”.

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