Palmi (RC): ieri il Synergia festival, incontro sulla valorizzazione dei territori silani

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Il palco del Synergia festival si è trasformato ieri in un punto panoramico d’eccezione sulle bellezze, le complessità e la storia della grande montagna calabrese ammaliando tutto il pubblico presente, anche chi in montagna non è solito andare con le scarpe da trekking.

Punto di partenza del dibattito promosso da Ama Calabria in collaborazione con la Rete delle grandi macchine a spalla italiane e il Comitato Varia, il modello Unesco.

«La vision Unesco – ha spiegato Ugo Floro della Fondazione Terina – va approfondita e studiata in tutti i suoi aspetti perché può diventare non solo un volano per l’economia e il turismo ma anche un traino per gli altri patrimoni culturali della nostra regione che ha più che mai bisogno di una cornice sociale e umanistica in cui sviluppare il proprio valore».

I cinque incontri di cui si compone il Synergia festival, patrocinato dalla Commissione nazionale italiana per l’Unesco, vogliono, difatti, spingere nella direzione di «favorire il dialogo tra le diverse culture – ha aggiunto il responsabile scientifico del progetto Unesco Patrizia Nardi -, e creare un punto di riferimento per tutte quelle realtà che aspirano al riconoscimento Unesco, importantissimo non solo per il valore del riconoscimento in sé ma perché rappresenta la possibilità di garantire uno sviluppo sostenibile ai beni materiali e immateriali dei nostri territori».

Sviluppo sostenibile, dunque, per tutto il patrimonio culturale della nostra regione e, in particolare, per il territorio silano che ha dovuto aspettare parecchi anni e una lunga serie di vicissitudini prima di diventare parco nazionale.

«La prima proposta di legge che proponeva la costituzione di un grande Parco nazionale in Sila – ha ricordato lo scrittore e saggista Francesco Bevilacqua – è di Antonino Anile nel 1922, nel periodo cioè in cui venivano riconosciuti un grande Parco nazionale al Nord con il Gran Paradiso e uno al centro con l’Abruzzo. L’istituzione del Parco data soltanto 1997. Ben 75 anni dopo».  

 Una storia complessa quella della Sila, che ha pagato il conto degli interessi di latifondisti e usurpatori, incapaci di riconoscere il suo valore ad un livello più alto di quello prettamente economico e personale, e che insegue oggi il suo riscatto facendo parlare di sé anche in un posto relativamente distante, da un punto di vista geografico e culturale, come può essere Palmi . Questo perché, il riconoscimento Unesco ha inserito la Varia in un contesto più maturo e inclusivo nell’ambito del quale  «non si presta attenzione solo agli aspetti della festa ma – ha insistito la direttrice dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria Mirella Marra – si trasforma la festa in un momento propulsivo per la riflessione e la valorizzazione di tutto il nostro patrimonio».

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