Da flâneur è generato il termine flânerie, ovvero il passeggiare con lentezza, senza fretta per assaporare l’ambiente circonstante e le sue sfumature.
Ci sono tanti luoghi simbolo della città dello Stretto da cui spesso passiamo con fare distratto, abbagliati dalle luci delle vetrine e dalle réclame dei negozi; luoghi in cui passiamo di fretta pensando a cosa dobbiamo fare una volta rincasati; luoghi dove diamo appuntamento agli amici il sabato sera e dove sostiamo guardando solo l’orologio al polso in attesa dei ritardatari del gruppo; luoghi che ospitano manifestazioni culturali o di protesta perché, non a caso, la scelta degli stessi è già sinonimo di prestigio.
Senza nulla togliere ai moltissimi quartieri della città e a tutti i suoi luoghi e monumenti a cui ognuno dei messinesi è emotivamente legato, proviamo a tracciare una breve evoluzione negli ultimi decenni di quelli che sono tre luoghi simbolo di Messina, di come si presentano, di come sono cambiati nell’uso e nell’aspetto. Un raffronto tra ieri e oggi.
Le sue origini, infatti, risalgono al periodo normanno quando Ruggero I di Sicilia volle rifondarlo dopo che i saraceni lo avevano profanato. La consacrazione del Duomo di Messina avvenne nel 1197.
Nei secoli è stato oggetto di varie distruzioni e ricostruzioni: la prima distruzione avvenne nel 1254 quando ci fu un violento incendio durante i funerali di Corrado IV. Dal 1300 cominciò un lento lavoro di ricostruzione che si protrasse fino al 1500.
Siamo spesso distratti dai venditori ambulanti che affollano la piazza e ci dimentichiamo che il duomo racchiude almeno due importanti opere meccaniche di alta precisione: la meridiana e il campanile.
La grande meridiana fu costruita da Antonio Maria Jaci sul pavimento della cattedrale di Messina nel 1802 segnalante con assoluta precisione mesi e giorni, ore e minuti, segni zodiacali, movimenti solari, solstizi ed equinozi, il tutto intagliato in marmi policromi.
Il campanile, invece, alto circa 60 metri è un vero gioiello meccanico, commissionato dall’Arcivescovo Angelo Paino alla ditta Ungerer di Strasburgo nel 1933. Tale sistema è considerato il più grande ed il più complesso orologio meccanico ed astronomico del mondo.
Era l’epoca degli acquisti da Rotino e Siracusano, era l’epoca aurea dei commercianti messinesi, adesso lo shopping si fa dagli omologati e assordanti Zara, Benetton e Foot Locker.
Ma ogni cosa sembra avere un inizio e una fine, e il 2 marzo 1977 Renato Irrera abbassava la saracinesca del suo ritrovo di piazza Cairoli. E a sparire definitivamente dalla scena non era soltanto un semplice locale, ma, tutta un’epoca.
Dalle buone granite artigianali agli hamburger ‘seriali’ sono cambiati i gusti e le abitudini dei giovani messinesi, che scendono dal tram, fanno due passi all’OVS e sorseggiano un Milk Shake alla fragola.
Ovviamente, Messina non finisce e non può essere racchiusa in questi tre luoghi soltanto, ma fa bene ogni tanto pensare a come è stata in passato per smuovere il presente e intervenire sul futuro. Il DNA di Messina è fatto di mito, illustri condottieri, grandi commercianti e navigatori esperti e i luoghi simbolo di questa storia straordinaria vanno preservati non come cimeli degli antenati ma bensì come eredità per i nostri figli, un tesoro per il futuro.