A spasso per Messina: il vero DNA della città dello Stretto è nei suoi luoghi simbolo [FOTO]

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Esiste un bel termine francese, forse sconosciuto ai più e un po’ obsoleto, che racchiude un particolare tipo di esperienza sensoriale: la parola è flâneur. Flâneur indicava il gentiluomo parigino che vagava per le vie cittadine, provando emozioni nell’osservare il paesaggio, la gente e tutto quanto destava il suo interesse.

Da flâneur è generato il termine flânerie, ovvero il passeggiare con lentezza, senza fretta per assaporare l’ambiente circonstante e le sue sfumature.

E’ possibile ripetere quest’esperienza in una città come Messina, riuscire a ricoprirne la storia e il passato glorioso, dimenticandosi per un attimo del traffico, del blocco o non blocco tir, dell’isola pedonale, delle fazioni pro e contro il ponte, e di tutta la serie di quotidiani problemi che rendono la città una giunga d’asfalto?

Ci sono tanti luoghi simbolo della città dello Stretto da cui spesso passiamo con fare distratto, abbagliati dalle luci delle vetrine e dalle réclame dei negozi; luoghi in cui passiamo di fretta pensando a cosa dobbiamo fare una volta rincasati; luoghi dove diamo appuntamento agli amici il sabato sera e dove sostiamo guardando solo l’orologio al polso in attesa dei ritardatari del gruppo; luoghi che ospitano manifestazioni culturali o di protesta perché, non a caso, la scelta degli stessi è già sinonimo di prestigio.

Senza nulla togliere ai moltissimi quartieri della città e a tutti i suoi luoghi e monumenti a cui ognuno dei messinesi è emotivamente legato, proviamo a tracciare una breve evoluzione negli ultimi decenni di quelli che sono tre luoghi simbolo di Messina, di come si presentano, di come sono cambiati nell’uso e nell’aspetto. Un raffronto tra ieri e oggi.

Il Duomo. Stand e bancarelle distolgono dal secondo duomo siciliano per grandezza dopo la cattedrale di Palermo.  Ritrovo per universitari, soprattutto in inverno, piazza Duomo alterna vie e traversine con pub e locali a piccoli scorci di verde e punti panoramici. Come non restare affascinati dalle luci che avvolgono di sera il duomo che resta uno dei monumenti più antichi della città.

Le sue origini, infatti, risalgono al periodo normanno quando Ruggero I di Sicilia volle rifondarlo dopo che i saraceni lo avevano profanato. La consacrazione del Duomo di Messina avvenne nel 1197.

Nei secoli è stato oggetto di varie distruzioni e ricostruzioni: la prima distruzione avvenne nel 1254 quando ci fu un violento incendio durante i funerali di Corrado IV. Dal 1300 cominciò un lento lavoro di ricostruzione che si protrasse fino al 1500.

Ben due terremoti  (nel 1783 e nel 1908) hanno parzialmente distrutto il duomo, cui sono seguiti nuovi interventi architettonici. Con il terremoto del 1908 il Duomo di Messina crollò completamente. La ricostruzione cominciò durante gli anni venti e ridiede al Duomo l’aspetto originario.

Siamo spesso distratti dai venditori ambulanti che affollano la piazza e ci dimentichiamo che il duomo racchiude almeno due importanti opere meccaniche di alta precisione: la meridiana e il campanile.

La grande meridiana fu costruita da Antonio Maria Jaci sul pavimento della cattedrale di Messina nel 1802 segnalante con assoluta precisione mesi e giorni, ore e minuti, segni zodiacali, movimenti solari, solstizi ed equinozi, il tutto intagliato in marmi policromi.

Il campanile, invece, alto circa 60 metri è un vero gioiello meccanico, commissionato dall’Arcivescovo Angelo Paino alla ditta Ungerer di Strasburgo nel 1933. Tale sistema è considerato il più grande ed il più complesso orologio meccanico ed astronomico del mondo.

Piazza Cairoli. Dal bar Irrera alla McDonalds. Se oggi il luogo di ritrovo per i giovanissimi è la McDonalds, la generazione precedente era quella del ‘ci vediamo al Bar Irrera’. Dagli anni ’50 in poi si consolida il ruolo della piazza e del famoso bar quale ‘ombelico della movida’ dei messinesi. I ragazzi di allora, oggi donne e uomini maturi, accorrevano anche dalla provincia per trascorrere una serata ai tavolini dello storico bar.

Era l’epoca degli acquisti da Rotino e Siracusano, era l’epoca aurea dei commercianti messinesi, adesso lo shopping si fa dagli omologati e assordanti Zara, Benetton e Foot Locker.

Ma ogni cosa sembra avere un inizio e una fine, e il 2 marzo 1977 Renato Irrera abbassava la saracinesca del suo ritrovo di piazza Cairoli. E a sparire definitivamente dalla scena non era soltanto un semplice locale, ma, tutta un’epoca.

Dalle buone granite artigianali agli hamburger ‘seriali’ sono cambiati i gusti e le abitudini dei giovani messinesi, che scendono dal tram, fanno due passi all’OVS e sorseggiano un Milk Shake alla fragola.

Villa Mazzini. Sorge su di una necropoli romana la villa che potrebbe essere uno dei polmoni verdi della città. All’inizio del viale Boccetta con ingresso principale su Largo Seguenza, la Villa sorge nel sito di una necropoli romana. Non è difficile immaginare uomini e donne degli anni ’50 camminare a braccetto per i sentieri stretti della villa, come non è difficile immaginare che sia lo spazio ideale per  far correre i bambini e far sedere gli anziani; ma resta spesso soffocata da rifiuti, foglie secche e rami che si ammonticchiano nei vialetti.

Ovviamente, Messina non finisce e non può essere racchiusa in questi tre luoghi soltanto, ma fa bene ogni tanto pensare a come è stata in passato per smuovere il presente e  intervenire sul futuro. Il DNA di Messina è fatto di mito, illustri condottieri, grandi commercianti e navigatori esperti e i luoghi simbolo di questa storia straordinaria vanno preservati non  come cimeli degli antenati ma bensì come eredità per i nostri figli, un tesoro per il futuro.

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