Tra i ‘baby-giocatori’, il 45% ha sostenuto di aver vinto, solo il 13% ha ammesso la sconfitta con conseguente perdita in denaro, mentre il 36% non ha ricordato l’esito economico delle esperienze. Ma, che si sia vinto o perso, il 32% del campione si è comunque dichiarato orientato a ripetere l’esperienza.
“La riflessione da fare di fronte a questi numeri, che a rigor di legge dovrebbero essere 0%, è duplice. Da un lato – afferma Maurizio Tucci, curatore dell’indagine – dobbiamo constatare la pressoché nulla deterrenza rappresentata dai ‘divieti ai minori’ di cui il web è pieno. Dall’altro dobbiamo considerare che al di là della violazione del divieto, questi giocatori in erba hanno anche modo di gestire somme di denaro e utilizzarle in ambiti in cui dovrebbe comunque avvenire un controllo sull’identità”.
Continua Tucci: “I meccanismi di accesso al gioco online, la consuetudine di molti di questi siti ad offrire gratuitamente fiche di ‘benvenuto’, e i sistemi di pagamento ammessi, sono però tali per cui non è difficile anche per un minorenne, magari grazie a un maggiorenne compiacente, avere esperienze di gioco”.