“Sono fermamente contrario alla dismissione e al depotenziamento degli ospedali di frontiera. Questa politica dei tagli indiscriminati, attuati soltanto per porre rimedio allo sperpero decennale di una classe politica inefficiente e incapace, non corrisponde alla mia idea di Sanità, perché nega il diritto alla salute e crea vere e proprie discriminazioni territoriali”.
È quanto ha dichiarato oggi Gianluca Callipo, durante la visita all’ospedale di Trebisacce. Il candidato del centrosinistra alle primarie, partecipando poi a un incontro pubblico sul tema della Sanità, ha spiegato meglio la sua posizione, ribadendo la necessità di salvare i piccoli nosocomi.
“Le risorse in Calabria ci sono, ma vengono spese malissimo – ha detto -. Basti pensare che la spesa sanitaria procapite nella nostra regione è di 1.740 euro l’anno, al pari di altre Regioni come l’Emilia Romagna, dove la Sanità funziona. Depotenziare o dismettere gli ospedali di frontiera è una politica miope che consente risparmi nel brevissimo periodo, ma incrementa l’emigrazione sanitaria, i cui costi poi si fanno sentire. La Calabria, infatti, spende ogni anno circa 250 milioni di euro in rimborsi per le cure che i calabresi devono fare fuori regione. Un paradosso che può essere risolto ottimizzando le risorse, spendendole meglio e assicurando così copertura sanitaria all’intero territorio”.
Prima dell’ospedale di Trebisacce, Callipo si è recato in mattinata al nosocomio di Cassano, dove ha visitato l’Hospice S. Giuseppe Moscati, l’unico centro pubblico calabrese per le cure palliative a cui devono sottoporsi i malati terminali, e il laboratorio d’analisi all’avanguardia presente nella struttura ospedaliera, punto di riferimento in campo tossicologico. Anche qui ha incontrato medici, infermieri e responsabili delle varie strutture, approfondendo una realtà che ha definito “un’altra eccellenza della sanità calabrese, che va difesa e valorizzata”.
“Non possiamo perdere queste straordinarie risorse di competenza e professionalità – ha affermato -. Le eccellenze vanno tutelate, anche perché soltanto grazie ad esse saremo in grado di evitare che i medici e il personale infermieristico in gamba vadano via per lavorare altrove. La Calabria deve diventare una meta professionale ambita e ciò sarà possibile soltanto se difenderemo ciò che abbiamo di meglio e incrementeremo la ricerca in campo sanitario”.