Quella telefonata fece il giro del mondo e rimane uno dei ricordi più vivi della tragedia del Giglio. Il comandante De Falco, appresa la notizia del suo cambio di ruolo, non riesce a nascondere la propria amarezza. Ha lavorato per circa 10 anni in un’area operativa, e ora passerà a mansioni amministrative. Da buon militare, afferma che eseguirà gli ordini, come sempre. Ma dichiara anche la sua convinzione di essere vittima di mobbing.
Un ufficiale che ha sempre fatto il suo dovere, spesso contro tutti. Così è descritto da chi lo conosce bene l’ufficiale De Falco, e il suo essersi speso in prima persona, quella notte del naufragio, molto probabilmente ha accentuato certi malumori preesistenti con l’ammiraglio. Pure in passato, Da Falco si era distinto sempre per la sua forte volontà di dire sempre la verità e di far bene il proprio lavoro.
Anche quella notte dell’incidente al Giglio, De Falco ebbe una delle sue intuizioni: sospettò da subito che il black out a bordo della nave da crociera finita fuori rotta fosse una bugia.
Ora, la delusione per la decisione adottata nei suoi confronti, anche se l’ufficiale tenta di non farla trasparire pienamente, è tanta e non è escluso che egli possa meditare di lasciare la divisa. Ma al momento non si sbilancia, si limiterà ad eseguire gli ordini. “Sono un militare” ripete, e da tale accetterà, almeno per il momento, ciò che gli si chiede di fare.
Inevitabile il pensiero che sfiora tante menti: quella “rimozione” dal ruolo operativo suona quasi come una “punizione” per aver gestito da terra il disastro della Costa Concordia, mentre tanti altri colleghi hanno avuto “in premio” ruoli di comando.
La telefonata tra De Falco e Schettino: