M. vive a Reggio e ha 45 anni. A causa di un incidente d’auto alcuni anni fa, ha perso la mobilità alle gambe e gira su di una sedia a rotelle. La strada, dal suo punto di vista, è un percorso a ostacoli, e qualsiasi intralcio come un gradino o una buca nell’asfalto diventa un ostacolo insormontabile.
Come M., altri disabili affrontano ogni giorno la giungla urbana di una realtà come Reggio, poco o minimamente attrezzata per chi come M. vorrebbe muoversi autonomamente sulla sedia a rotelle. Ma non facile tra strade e marciapiedi dissestati cui si unisce anche lo scarso rispetto di chi, ad esempio, parcheggia l’auto negli stalli riservati ai disabili.
“Non solo le rampe per disabili e gli ascensori sono carenti in molti luoghi pubblici come la banca o la posta e gli uffici, ma anche se ci sono non funzionano” lamenta M. “La situazione nelle strade non è delle migliori: tra marciapiedi stretti, pavimenti irregolari e auto in sosta ovunque, siamo spesso costretti ad andare in carreggiata assieme alle auto in transito, a nostro rischio e pericolo”. Anche i bar e i ristoranti non sono pienamente in regola. “Spesso i bagni dei locali si trovano negli scantinati e nei piani interrati a cui si accede per ripide scale; potete comprendere la difficoltà che incontriamo ad usare la toilette”.
“La perdita di autonomia funzionale aumenta all’avanzare dell’età, quando le patologie cronico-degenerative di tipo invalidante si cumulano al normale processo di invecchiamento dell’individuo” sottolinea il rapporto dell’istituto nazionale di statistica del 2004. Se la politica non riesce a sostenere tutte le iniziative pro disabili, ecco che subentrano le onlus e le associazioni di volontari che da anni operano sul territorio a sostegno e a tutela di vari soggetti affetti da disabilità.
A Reggio, esistono varie associazioni per le varie categorie di disabili, ma spesso i soldi sono pochi, i fondi insufficienti e le autorità sorde alle richieste di questi cittadini più deboli. Eppure i cambiamenti sono possibili. A livello nazionale è stato fatto molto per i disabili a livello normativo e giuridico negli ultimi decenni. Le prime conquiste sono state quelle linguistiche e politiche. A partire dagli anni ’60, infatti, l’inclusione sociale delle minoranze è entrata a far parte dell’agenda politica, e termini come menomato, spastico o cerebroleso sono via via diventati un tabù e pertanto sono stati aboliti sia dal linguaggio giuridico che da quello comune. E’ subentrato in seguito il termine ‘handicappato’, la cui sfera semantica copriva varie situazioni di disabilità, seguito poi dalla voce ‘portatore di handicap’, voce presa in prestito dall’ inglese che compare ad esempio nel testo della Legge 517/1977 sull’inclusione scolastica.
Ma anche il termine handicappato è stato soppiantato dalla voce ‘disabile‘ e più di recente l’espressione ‘diversamente abile‘ si è imposta nei libri o su semplici cartelli pubblici, neologismo che appare più politicamente corretto e più in linea con i tempi attuali.
Il cammino per la parità non è facile, ma ciò che chiedono i diversamente abili della nostra città è stato facilmente raggiunto in altri paesi europei, ovvero abolizione delle barriere architettoniche dai luoghi pubblici, piena inclusione lavorativa per i soggetti atti al lavoro, percorsi tattili e segnaletica in linguaggio Braille, telegiornali locali con sottotitoli o LIS e tutto quanto rende più facile la vita di queste persone.
“Forse in tempo di elezioni” conclude M. “ anche qui a Reggio si darà più spazio e si presterà più ascolto anche a noi in carrozzella e ai disabili in generale. E’ quello che ci auguriamo…da anni.”