Dopo l’incendio alla Raffineria, complice anche la sconfinata libertà che caratterizza internet, su Facebook si sono scatenate innumerevoli polemiche. Niente di nuovo: oggi la rete ci permette di dire la nostra su qualunque argomento, ed era fin troppo scontato che un evento di una portata tale come quello accaduto a Milazzo avrebbe avuto (come avrà per chissà quanto tempo) un seguito di opinioni anche molto divergenti tra loro.
Veniamo dunque al documento in questione. Perché ora viene così attenzionato?
In queste ore si è parlato della Virgin Nafta, contenuta nel famoso serbatoio TK513 della Raffineria di Milazzo. In un primo momento, questa informazione aveva costituito un motivo per tirare un sospiro di sollievo. Secondo alcuni, il fatto che si trattasse di Virgin Nafta, significava infatti una “fortuna nella sfortuna“, in quanto la sostanza veniva ritenuta meno nociva di altre.
A intervenire sullo stesso tema è poi il professore di teoria e tecnica di trasporti marittimi negli istituti nautici, Pippo Isgrò, che, in una nota inviata alle diverse testate giornalistiche, evidenzia come la Virgin Nafta rientri “negli idrocarburi pericolosi“. “A Milazzo – spiega ancora il professore – trattasi di un caso di esplosione e incendio che sta producendo fumo nero e calore ad alte temperature che, per effetto dell’irraggiamento, sta interessando ampie aree a ridosso della raffineria ma anche zone a media e lunga distanza dall’esplosione. I danni latenti gravi e devastanti a persone, ai terreni agricoli e alle innumerevoli coltivazioni di prodotti orto-frutticoli, che interessano anche le acque marine e la fauna ittica, al momento non sono quantificabili. Gli effetti del disastro si vedranno nel medio e lungo termine, quando i fumi e i vapori propagati nell’atmosfera, sia per effetto del calore che dell’azione dei venti dominanti nella zona, avranno arrecato danni ambientali e fisici, agli abitanti delle zone intorno alle aree contaminate. I fumi e le polveri prodotti dalla Virgin Nafta combusta, potranno causare le seguenti patologie:irritazione della pelle; sonnolenza e vertigini; aspirando grosse quantità di vapori e polveri può insorgere la “Polmonite Chimica”; effetti Neoplastici (Cancro e Leucemie); può risentine la fertilità o il feto; essendo tossico,può avere effetti dannosi e di lunga durata, per gli organismi acquatici distruggendo anche l’habitat naturale della flora e della fauna della fascia costiera antistante la raffineria e delle aree adiacenti; alterazioni genetiche”.
“Questi errori – commenta ancora Isgrò, rivolgendo il suo appello agli amministratori locali e nazionali – non dovranno più essere commessi!”. “Le aree dovrebbero essere bonificate e riconvertite in aree turistiche, iniziando una nuova stagione di investimenti nel settore Turistico-Alberghiero, Eno-Gastronomico e valorizzando i beni culturali. Il personale dovrebbe essere “ristorato”con congrui indennizzi, sia di natura economica che previdenziale, per quanti fossero in età pensionabili mentre i più giovani dovrebbero essere riconvertiti con un’adeguata formazione ed essere reinseriti nelle strutture turistiche. Chi scrive – conclude nel suo intervento il professore – ha girato il mondo e invito chi leggerà questa mia nota, a chiudere gli occhi per un momento, cancellando virtualmente la Raffineria Mediterranea e la Centrale Elettrica e immaginando al loro posto, Alberghi.Lidi Balneari, Resort e Centri Benessere. Non sarebbe uno spettacolo magnifico? La Baia di Milazzo e il suo entroterra, per la posizione geografica, non avrebbero nulla da invidiare alla Baia e al “Fronte Mare” di Rio de Janeiro. Concludo la mia nota, tra il sogno e l’utopia con le mie futuribili prospettive e speranze che non hanno di certo inquinato il cuore dei miei conterranei;ho solo voluto manifestare tutto l’amore che nutro per la mia terra”.
L’auspicio dei cittadini – anche se resta difficile mantenere la calma – è quello di poter ricevere maggiori rassicurazioni, ma soprattutto quello di essere informati realmente sulle conseguenze di quella notte di paura alla Raffineria.