Messina, Accorinti come Jack Bauer. E i consiglieri approvano il Piano che non conoscono

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Accorinti SindacoLo spettacolo di ieri non è stato edificante per la città: per una manciata di secondi, 47 al cronometro, rinunciando ad alcuni emendamenti la Giunta è riuscita ad evitare il default del Comune, dopo una maratona a oltranza che ha impegnato le istituzioni locali negli ultimi giorni. E’ stata una disperata lotta contro il tempo, uno sforzo immane per scongiurare l’arrivo di tre commissari liquidatori, la cui presenza avrebbe certificato il dissesto dell’Ente riducendo i margini d’azione nella riqualificazione della spesa.

Abbiamo descritto negli articoli precedenti le dinamiche che hanno portato all’approvazione del Piano: la pubblicazione dell’atto alla vigilia di Ferragosto, la trasmissione in Aula il 30, la consultazione obbligatoria delle Circoscrizioni alle 19.15 del 2 settembre e la seduta speciale del consesso civico alle 22. Jack Bauer non avrebbe saputo fare di meglio. Non a caso Accorinti, ritornando sui suoi passi e ammettendo gli errori della Giunta, ha voluto chiedere scusa ai rappresentanti dei Quartieri e agli esponenti del civico consesso: “Chiedo scusa per il ritardo con cui abbiamo presentato la delibera – ha affermato il Sindaco nel corso del suo breve intervento – perché quando sbagliamo dobbiamo avere l’umiltà di riconoscerlo. E’ giusto così. In questo caso dovevamo fare meglio e prima. Dobbiamo toglierci tutti insieme di dosso l’arroganza”. Poche parole, forse lapidarie, ma che sono andate nella giusta direzione, tanto da placare le ire di uno dei più ferventi critici dell’Amministrazione, quel Giuseppe Santalco che proprio sui ritardi macroscopici e sulla superficialità di Guido Signorino aveva incentrato buona parte del suo contributo.

signorinoAd ogni modo, la cosa che ha colpito maggiormente nel discorso di Accorinti non è stata la singolare richiesta di scuse, un atto che non gli è consono ma di cui gli va dato politicamente merito (chapeau). E’ stato, semmai, quanto ha affermato dopo, nella seconda parte del suo ragionamento, quando ha voluto condividere con la rappresentanza la gioia per l’impegno di Dario Fo a favore della biblioteca dei bambini. Uno spunto sui generis, decisamente stonato rispetto al contesto: non già perché il Premio Nobel non meriti rispetto e considerazione, ci mancherebbe; quanto perché la sua attività teatrale è stata indicata come un lustro per la città pochi attimi dopo il paventato dissesto e, soprattutto, sulla scia d’interventi incalzanti che sollecitavano l’Amministrazione a prendere impegni concreti per lo sviluppo cittadino e per l’occupazione giovanile. Come se nulla fosse, Accorinti ha evitato le stoccate e ha mostrato le luccicanti medaglie della sua rinomata gestione. Questo salto di palo in frasca conferma, a ragion veduta, i nostri dubbi sull’adeguatezza dell’attuale classe dirigente.

Un’altra anomalia, evidenziata stavolta dalla battagliera Nina Lo Presti, è stata la presentazione di emendamenti firmati da Guido Signorino. Se già l’Aula conosceva poco e male un piano raffazzonato e presentato all’ultimo momento, l’impossibilità di valutare la portata reale degli emendamenti ha ulteriormente ridotto la capacita critica e propositiva del Consiglio. Insomma, un altro piccolo strappo. E di strappo in strappo si è logorata la veste.

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