«È una verifica che avevamo già avviato – chiarisce Vullo – e nel giro di pochi giorni saremo pronti a sottoporre all’assessore l’intera analisi dei costi, dal punto di vista finanziario e organizzativo. Oltre all’Utin, è necessario anche poter contare al Papardo su un’altra sala operatoria, ma il problema si può risolvere con un ascensore dedicato. Di certo, soprattutto per trasferire l’Utin, occorrono risorse delle quali però l’azienda non dispone». La procedura sembra partita ma occorre comunque far presto: da più parti infatti giungono segnalazioni di disfunzioni nell’attuale struttura di Ginecologia e Ostetricia dei Riuniti, che dopo la chiusura del punto nascita del Papardo opera solo al Piemonte con un organico (due reparti con i posti letto di uno solo) che dovrebbe invece assicurare un’assistenza ottimale.
L’on. Valentina Zafarana del Movimento 5 Stelle ha anche presentato un’interrogazione all’ARS sull’argomento, in cui si chiede alla Borsellino di verificare appunto il rispetto dei requisiti di legge per i punti nascita, tenendo conto «delle criticità strutturali del Piemonte» e della sua vicinanza col Policlinico, mentre al momento si lascia scoperta tutta la zona nord. Si chiede inoltre di verificare la sussistenza al Papardo dei lavori di ristrutturazione atti ad ospitare il polo materno infantile completo di tutti i requisiti previsti.