Messina, tanta trasparenza che quasi non si vede. Aspettando il Consuntivo…

StrettoWeb

La politica economica del Comune è una cosa seria, rappresenta la cartina di tornasole della città. Avere i conti in ordine è il primo requisito per amministrare bene, senza andare a rievocare la diligenza del buon padre di famiglia. Accorinti, subito dopo l’elezione, disse di essere il sindaco di Hiroshima. Non sappiamo francamente se la condizione di Messina sia paragonabile a quella devastazione nucleare vissuta dalla provincia giapponese, di certo – però – Accorinti ha ereditato un mandato preciso: rivoluzionare la politica di Palazzo Zanca. E quelle parole, all’alba del 25 giugno del 2013, testimoniarono piena consapevolezza: sia della drammatica situazione in cui versava questa realtà “metropolitana”, sia della sfida cui il professore di educazione fisica andava incontro.

Se Messina fosse stata ridotta a un cumulo di macerie, il sindaco avrebbe dovuto prenderne atto immediatamente. Come? Dichiarando il dissesto ed invocando una commissione d’inchiesta a Roma, magari durante il faccia a faccia col presidente del Consiglio. Si è scelta un’altra via, definita come “la via maestra della responsabilità”, basata su una stima approssimativa della massa debitoria del Comune e sulla capacità di recupero messa in campo dallo stesso. La traduzione politica è chiara: le Giunte precedenti hanno portato la città sull’orlo del baratro, ma siamo ancora in tempo a salvare capra e cavoli. Poiché Accorinti è giunto agli allori istituzionali grazie al supporto di una lista che predicava la democrazia partecipativa, la base elettorale si sarebbe aspettata una maggiore propensione al dialogo da parte del sindaco. Non a caso lungo questa linea di confine si è consumata la frattura in seno al suo gruppo consiliare.

Ora, la rivoluzione della trasparenza i messinesi non sanno neppure cosa sia. Le forzature che il Consiglio ha registrato con stupore durante il corso di questi quindici mesi stanno lì a testimoniare le difficoltà dell’Amministrazione. La maratona continua – per la Iuc, per il Piano di Riequilibrio, per la Tasi, per la Tari e chi più ne ha più ne metta – dimostra quale sia la cifra politica della squadra di governo: un pressapochismo che lascia allibiti. Sì, perché il consesso civico, ancorché contraddistinto da un anti-accorintismo di facciata, resta l’organo rappresentativo per eccellenza: è nell’aula consiliare che il primo cittadino espone idee e progetti alla città e solo attraverso il confronto può maturare quella volontà politica che funge da volano del cambiamento. Di contro, pur nella retorica del rispetto istituzionale, Accorinti ha dato patenti di dignità morale ai consiglieri più riottosi, giudicando l’organo “unfit”, inadeguato a comprendere le sue gesta. Da qui l’assenza di un dialogo costruttivo, con l’imposizione di un’agenda dettata dalle scadenze.

L’ennesimo slittamento del Consuntivo trasmette profonda tristezza. L’assessore al Bilancio, Guido Signorino, sta elaborando un maxi-emendamento per rispondere alle criticità sollevate dal collegio dei revisori: sta, cioè, studiando un progetto che modificherà il profilo del documento sinora sventolato in aula. I consiglieri si troveranno così di fronte all’ennesimo atto che dovrebbe supplire alla deficitarietà strutturale dell’ente, un atto che non potranno valutare in un così breve lasso temporale. L’Amministrazione chiederà pertanto l’ennesima cambiale in bianco, agitando lo spauracchio del dissesto quasi fosse una bomba ad orologeria. Frattanto, sono trascorse altre ventiquattro ore e sulla crisi idrica che attanaglia la città non ci sono novità.

P.S. Nel messinese, un Comune che ha adottato il default c’è. E’ quello di Milazzo, l’unica città che vede la luce in fondo al tunnel dopo anni di gestione fallimentare dell’ente. E’ di ieri la notizia che i curiosi o gli interessati potranno verificare entrate e uscite del Comune per ciascuna voce di spesa direttamente da casa, attraverso due clic sul sito ufficiale. Una rivoluzione culturale degna di nota, che non dev’essere venduta tanto al chilo con parole di vuota retorica.

Condividi