Messina, tutto da copione: passa la linea Signorino. Ecco cosa è successo al Consiglio

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accorinti 10La seduta del Consiglio dedicata al Piano di Riequilibrio doveva iniziare alle 19. In realtà i lavori sono partiti con tre ore di ritardo, verso le 22, a causa dell’incontro fra i vertici dell’Amministrazione comunale e i rappresentanti delle Circoscrizioni. Questi sono stati chiamati a esprimere un parere sull’atto varato dalla Giunta, parere che – va ricordato – ha carattere obbligatorio ma non vincolante. Fatta eccezione per il Terzo e il Quarto Quartiere, che si sono espressi contro la linea Signorino, le altre circoscrizioni hanno optato per l’astensione tecnica.

La seduta del Consiglio si è aperta quindi con la relazione del vicesindaco. Illustrando i capisaldi del suo lavoro, questi ha dichiarato: “Si tratta di scegliere fra una strada che porta all’autonomia e all’autogestione e una strada alternativa, quella del dissesto, cui la città andrebbe necessariamente incontro. Il lavoro svolto dall’Amministrazione in questo arco di tempo è consistito nel tentativo di realizzare un censimento dell’esposizione debitoria del Comune. signorinoAbbiamo avviato un attento e scrupoloso esame, rilevandone le cause, ricercando le opportunità per far fronte ad essa e valutando le vischiosità del debito latente. Per uscire dal tunnel di questo debito, l’Amministrazione presenta oggi un piano di riequilibrio costruito sulla base dell’efficientizzazione della macchina comunale e delle partecipate. Sicuramente una parte delle risorse fa riferimento alla necessità di ridurre servizi, ma la parte qualificante consiste nel fatto che le nuove imposte sono poche e orientate al principio di equità, colpendo in maniera più diretta il mondo delle rendite. Inoltre le tasse di scopo saranno orientate a ridursi. Va sottolineato altresì che le risorse drenate all’evasione fiscale saranno parte importante di questo progetto, anche se non prevalente: la valutazione di queste è prudenziale, quindi sottostimata dal Piano stesso. Tutto l’ente, in tutte le sue articolazioni, avverte la necessità d’impegnarsi con un contributo in questa direzione. Noi crediamo che il Comune possa uscire dal tunnel del debito solo se partiamo dall’equilibrio amministrativo”.

Subito dopo è intervenuto il consigliere Nicola Cucinotta, già presidente della Commissione Bilancio. L’esponente del Pd ha affermato: “Non siamo stati messi nelle condizioni di operare e non abbiamo potuto ascoltare i dirigenti. Ci siamo sforzati di esaminare i debiti delle partecipate, i debiti fuori bilancio e anche quelli potenziali. Il tutto in pochissimi giorni e fino a poche ore fa”.

Successivamente è stata la volta di Daniela Faranda, capogruppo del Nuovo Centro Destra. L’esponente del consesso civico ha fatto il punto sull’atto sottoposto all’attenzione di Palazzo Zanca: “Questo piano di Riequilibrio non è stato condiviso con l’Aula. In prima persona avevo chiesto di conoscere il percorso attraverso cui arrivare al risanamento del Comune per incidere in profondità sullo stesso, ma nulla di questo è avvenuto. farandaC’è stata una sola commissione bilancio nel corso della quale è stato illustrato dal vicesindaco un riassuntino schematico di ciò che l’Amministrazione intendeva fare. Emerge chiaramente la volontà di aumentare la pressione fiscale: ebbene noi crediamo che l’imposizione debba essere ridotta a partire dalle fasce deboli. Con questo piano programmiamo il futuro delle prossime generazioni per i dieci anni a venire. Non potrà, pertanto, essere sostenibile se di pari passo l’Amministrazione comunale non avrà messo in campo le strategie per lo sviluppo socio-economico del territorio. In un anno non ho visto un solo disegno sullo sviluppo cittadino, la cui delega ricade sempre sull’assessore Signorino. Questo piano di riequilibrio per noi è un punto di partenza, non un punto di arrivo. Ci aspettiamo di più da chi ha in mano le sorti della città. Il voto di oggi mi pesa, però amo troppo Messina e non voglio che questa città fallisca come altri comuni d’Italia, comuni che non si sono mai più risollevati. Sono trascorsi 15 mesi senza un risultato apprezzabile: ora ci aspettiamo un’azione incisiva, partendo dalla definizione di obiettivi e scadenze“.

Ha poi preso la parola il capogruppo del Partito Democratico Paolo David. La sua astensione è stata così motivata “Nessuno di noi è stato messo in grado di valutare questo provvedimento. Si pretende un voto adulto, maturo e consapevole dopo aver portato il piano in Aula in zona cesarini. Io valuto i numeri, e i numeri non convincono. Il mio voto personale s’impronta sulla convinzione. Accorinti, Signorino e Le Donne si sono presentati qui con una supponenza ed una leggerezza non tollerabile. Tra le istituzioni si ricerca l’interlocuzione, e qui non c’è stata. Ecco perché io mi asterrò: il valore della trasparenza non l’ho constatato nel metodo e nell’azione del sindaco. Tuttavia la mia presenza in aula concorre al raggiungimento del quorum, un atto di responsabilità”.

Particolarmente critico è stato Giuseppe Santalco, capogruppo di Felice Per Messina e protagonista di un alterco col vicepresidente Interdonato, reo di avergli sottratto la parola prima che potesse concludere l’intervento (un intervento, in realtà, andato oltre il tempo previsto):giuseppe santalcoL’Amministrazione non ha la capacità di rispettare le scadenze per la predisposizione degli atti. Dal 29 gennaio ci sono stati ben sette mesi per presentare il piano entro Giugno. Invece il vice-sindaco ha fatto coincidere Consuntivo e Piano di Riequilibrio. La Corte dei Conti è intervenuta pesantemente, così come il Consiglio che aveva manifestato perplessità. Dal punto di vista tecnico e politico appare del tutto evidente che l’Amministrazione Accorinti ha ritenuto non sussistano le condizioni per avviare le procedute del dissesto. Ricordiamo che la Corte dei Conti ammoniva sul fare attenzione a non mascherare il dissesto dietro il Piano di Riequilibrio perché questo avrebbe fatto più danni. Come si può esprimere in coscienza un voto favorevole su questo piano, quando lo stesso è stato tenuto nei cassetti dell’Amministrazione per sette mesi, privando – forse non a caso – il Consiglio della possibilità di analizzarlo?”.

Alla mezzanotte, sul gong, è arrivata la votazione: 33 presenti, 23 favorevoli, 6 astenuti, 4 contrari. Il Piano passa.

A favore del provvedimento hanno votato: Carlo Abbate, Piero Adamo, Pio Amadeo, Elvira Amata, Andrea Consolo, Giovanna Crifò, Nicola Crisafi, Nicola Cucinotta, Carmela David, Daniela Faranda, Libero Gioveni, Rita La Paglia, Franco Mondello, Francesco Pagano, Pierluigi Parisi, Maria Perrone, Ivana Risitano, Mario Rizzo, Nora Scuderi, Donatella Sindoni, Fabrizio Sottile, Giuseppe Trischitta, Daniele Zuccarello.

Contro il piano della Giunta si sono espressi: Nina Lo Presti, Antonella Russo, Luigi Sturniolo, Simona Contestabile.

Astenuti: Emilia Barrile, Carlo Cantali, Claudio Cardile, Giuseppe Santalco, Benedetto Vaccarino, Paolo David.

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