I Segretari Generali di CGIL CISL UIL UGL di Reggio Calabria si rivolgono, con una lettera aperta, al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Ecco il testo integrale:
Gentile Ministro Dario Franceschini,
quando il 6 dicembre dello scorso anno il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria ha ri-accolto i Bronzi di Riace dopo un lungo e complicato restauro durato circa tre anni, tale evento ha rappresentato il lieto fine di un percorso, fatto di alti e bassi, che i cittadini reggini e calabresi, hanno vissuto molto intensamente.
Oggi, infatti, vederli nella loro maestosità all’interno dell’area museale, rappresenta non solo un privilegio culturale unico per chi ha la fortuna di ammirarli, oltre che un formidabile strumento di attrazione turistica, con ovvi risvolti economici proprio a favore di Reggio Calabria, ma incarna in qualche modo il simbolo di un riscatto di una comunità che, come hanno dimostrato le lunghissime file di quei primissimi giorni composte soprattutto da cittadini reggini, ha immediatamente urlato al mondo la sua voglia di riappropriarsi della città, della propria storia e della propria dignità.
Dunque la querelle nata in questi mesi circa il loro spostamento, seppur temporaneo, a Milano, in occasione dell’Expo 2015, secondo noi non può che essere illogica, strumentale e pericolosa. E se la recente (e presunta) rinuncia, annunciata nei giorni scorsi da Sgarbi, al prestito delle due statue, sembra apparentemente porre fine al dibattito occorso in queste ultime settimane tra favorevoli e contrari, non va dimenticato però che sono in essere i lavori della commissione ministeriale ad hoc da Lei nominata, la cui pronuncia verosimilmente porrà la parola fine, in un verso o nell’altro, all’intera vicenda.
Vicenda che, quantomeno, ha però avuto il grande merito di accendere i riflettori su una problematica assai più importante, che riguarda la fruibilità non solo delle opere d’arte, ma dei luoghi in cui si trovano nell’intero territorio italiano, isole comprese.
Se infatti è opinione generale e diffusa, a tutti i livelli istituzionali e non, che l’Esposizione Universale di Milano non debba essere considerata un evento limitato al solo capoluogo meneghino, bensì, come recentemente dichiarato in primis dallo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rappresenti “un’occasione straordinaria per un nuovo sviluppo dell’Italia nel suo insieme, Nord e Sud”, allora sarebbe giusto pretendere che uno dei compiti della macchina organizzativa (foraggiata, è sempre bene ricordarlo, da denaro pubblico) debba necessariamente essere quello di far sì che le decine di milioni di visitatori che giungeranno da ogni parte del mondo, abbiano le stesse possibilità e le stesse agevolazioni di potersi recare in ogni angolo del paese. Perché se è vero che dalla città lombarda ci si può spostare facilmente, in termini strutturali, temporali ed economici, verso Cremona per visitare l’Ortolano di Arcimboldo, come verso Firenze per ammirare la Venere del Botticelli (a proposito: pur essendo entrambe le opere state rifiutate dalle rispettive soprintendenze, non si sono lette accuse di “sequestri” di stampo mafioso operati dalle stesse…), non si può ovviamente dire altrettanto per chi volesse raggiungere Reggio Calabria.
Città dove – lo ricordiamo – sono stati realizzati i tanto noti ed elogiati treni ad alta velocità proprio per l’Expo 2015. “Un’alta velocità” che, è sotto gli occhi di tutti, arriva sino a Salerno, tagliando – nei fatti – l’Italia in due parti.
E’ chiaro dunque che la questione “Bronzi sì/no” va ben oltre un semplice capriccio di stampo campanilistico: se è pur vero che chi scrive, condivide le preoccupazioni dovute al pericolo che correrebbero le due statue a seguito di un trasporto di oltre mille chilometri in virtù della loro (già) provata fragilità, è dunque altrettanto evidente che le discussioni in questione travalichino l’evento espositivo in sé stesso e pongano, sul piatto, vecchie problematiche mai risolte che riguardano la libertà dei cittadini, intesa come libertà di spostarsi in lungo e in largo, di avere a tutte le latitudini le medesime possibilità, gli stessi mezzi; ma anche l’opportunità per ogni territorio di veder spazzati via tutti quei vincoli e quegli impedimenti che ancora oggi spaccano in due la nazione, e che non consentono ai turisti di visitare i Bronzi, il Museo, e con essi l’intero patrimonio storico, archeologico, culturale, naturalistico e paesaggistico di cui tutto il territorio reggino è straordinariamente dotato, oltre ad essere (ma è storia nota) uno dei principali fattori che scoraggiano tutti coloro che volessero avviare una qualsiasi attività economica, sia essa commerciale o imprenditoriale.
Per cui, come Organizzazioni Sindacali da sempre impegnate nella difesa dei diritti, del lavoro, della legalità, per l’affermazione dell’uguaglianza sostanziale, riteniamo che proprio da questa querelle sui Bronzi di Riace possa nascere un’occasione per creare davvero il tanto decantato “sistema paese”. E lo si può fare creando le condizioni strutturali, logistiche, perché ci sia un “ponte” ideale tra Milano e Reggio Calabria che permetta alla moltitudine di visitatori dell’Expo di ammirare i Bronzi e il resto delle bellezze storico-artistiche della provincia.
Si rappresenta quindi una presa di posizione certamente netta e decisa sulla permanenza degli eroi magnogreci, ma offrendo la visione di un progetto globale che non può semplicisticamente essere racchiuso entro i confini di Expo 2015; la stessa Expo, nondimeno, può e deve rappresentare un punto di svolta, un’imperdibile opportunità per convogliare parte delle ingenti risorse utilizzate, non certamente per finanziare inutili commissioni tecniche atte ad accertare un qualcosa che è già in possesso del competente Ministero, ma per puntare a quell’imperdibile “occasione di sviluppo” dell’intero Paese auspicata, almeno a parole, urbi et orbi.Reggio Calabria, lì 15 settembre 2014