Incendio Raffineria di Milazzo: “Si è fatto di tutto per nascondere le magagne, clima staliniano”

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“Nei giorni scorsi si sono tenuti gli incontri tecnici presso i ministeri dell’ambiente e dell’interno per discutere in merito all’incidente del 27 Ottobre verificatosi alla RAM di Milazzo. L’incendio del serbatoio 513 rappresenta un fatto a mio avviso gravissimo che, al di là dei danni ben più gravi che potevano insorgere se non ci fosse stato l’intervento pronto dei vigili del fuoco, ai quali, va il mio plauso ed il mio ringraziamento innanzitutto come cittadino milazzese e poi come deputato della Repubblica, risolleva con forza la frustrazione di un’intera comunità ormai stanca e rassegnata alla prospettiva del disastro e riporta sotto i riflettori il tema storico del rapporto tra salute e sicurezza sociale da un lato e lavoro e occupazione dall’altro in una terra che meriterebbe uno sviluppo diverso incentrato sul turismo e i beni culturali”. Lo afferma l’onorevole pentastellato Tommaso Currò.

“La Sicilia soffre di una marginalità storico-geografica che rende più difficoltoso il rapporto con gli organi centrali nel governo del territorio. Le amministrazioni della Regione susseguitesi nei decenni, sono state assenti e conniventi con il malaffare e il mal governo. Da ultimo rileva l’assenza del governo Crocetta in questo episodio, insensibile ai temi dello sviluppo quanto a quelli dell’ambiente e della tenuta sociale. Il confronto diretto con i titolari dei dicasteri competenti (ambiente e interno) è stato da me personalmente promosso sin da subito di concerto con i colleghi del gruppo parlamentare M5S Villarosa e D’Uva. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’attenzione mostrata dai ministri Alfano e Galletti, almeno in questa prima fase di confronto, che spero si tradurrà in azioni concrete e risolutive delle criticità rappresentate.

Al di là del merito tecnico dei punti trattati nel corso delle due riunioni – spiega ancora Currò – è importante fare una prima riflessione politica, alla luce non solo del fatto accaduto, ma soprattutto rispetto alle dinamiche che ancora una volta sono rivelatrici di un malsano rapporto tra la raffineria di Milazzo ed i suoi cittadini. Restando ai fatti della notte del 27 Settembre, all’incontro è stato stigmatizzato il comportamento di moltissimi cittadini della Valle del Mela, i quali non avendo ricevuto alcuna informazione o allerta dagli organi preposti hanno deciso autonomamente anche grazie all’aiuto dei social network di lasciare le proprie case e riversarsi in strada per allontanarsi alla meglio dal luogo dell’incidente. Anche il coinvolgimento dei sindaci nella gestione dell’emergenza è stato fallace e superficiale. “E’ stato un episodio sgradevole” ha detto eufemisticamente il ministro Galletti ad inizio di riunione, riportando che il protocollo di gestione dell’emergenza interna ha consentito il contenimento dell’incendio e ha evitato il peggio. Senz’altro, la professionalità delle squadre di vigili del fuoco non è in discussione, sia di quelle interne che di quelle esterne. I vigili di milazzo erano sul luogo del disastro già 4 minuti dopo e tuttavia è emblematico che la prima telefonata sia stata fatta da un privato cittadino. Ed ecco uno dei punti critici: la raffineria non ha mai fatto nulla per la trasparenza delle sue attività produttive, anzi ha da sempre fatto di tutto per nascondere le magagne.

Nel 2011 – prosegue l’onorevole – ci sono stati altri fatti in occasione dell’alluvione, fin quando la popolazione milazzese sarà sottoposta a questo stato di cose i problemi non potranno essere affrontati con la serenità dovuta. Perché se da giorni gli odori molesti dell’evaporazione dei prodotti petroliferi venivano percepiti finanche a distanze elevate nei comuni limitrofi nessuno degli organi preposti ha sollevato il pericolo che poteva ingenerarsi. Da più parti si ritiene che quegli odori provenissero dalle navi ormeggiate, ma alla luce del fatto accaduto, risulta piuttosto plausibile che questi odori provenivano piuttosto dal serbatoio incriminato. Il suo malfunzionamento è ormai fatto risaputo: vi è stato un rilascio di prodotto sul coperchio del serbatoio ed in questi casi, vi assicuro che è così, il rischio dell’incendio diventa elevatissimo. Almeno dieci ore prima tali odori venivano percepiti nel comune di San Pier Niceto ad una distanza di chilometri.

La Prefettura doveva essere allertata già in quella fase. Il resto – dice Currò – è cronaca: si è tentato lo svuotamento del serbatoio, a dimostrazione del fatto che gli operatori evidentemente conoscevano il rischio. La domanda sorge: era il caso che già in quella fase si attivassero gli organi di controllo? Oggi emerge un dato che se vero risulta molto grave: una black list gira tra i dipendenti per boicottare gli esercizi commerciali che in questi giorni si sono espressi contro la raffineria. Vige un clima staliniano. E questo non aiuta. Ho fatto presente alla riunione di questa eventualità e mi impegnerò per fare chiarezza dal momento che l’eni e’ statale ed e’ proprietaria per il 50%.

Per il futuro – conclude – abbiamo avuto garanzie rispetto all’impegno affinché si rafforzi ogni strumento di prevenzione, monitoraggio e intervento perché un fatto del genere non si ripeta più. Nessuno vuole lasciare lavoratori a casa, nessuno vorrebbe chiudere una attività produttiva che ripartisce reddito alla cittadinanza, ma oggi il ricatto occupazionale al quale le comunità della Valle del Mela sono state sottoposte è troppo grande e certe cose non possono più essere tollerate”. 

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