Messina, “l’ingegnere Sciacca, un uomo che progetta, organizza e vede oltre…”

StrettoWeb

“L’ingegnere capo del Genio Civile di Messina, Gaetano Sciacca, è l’unico in Italia che ha utilizzato le somme stanziate per mettere in sicurezza Giampilieri e Scaletta, ma la politica non piace, e lo mettono al confino”. 

Achille Baratta, ingegnere progettista, scrive in merito alla vicenda del trasferimento dell’ingegnere capo del Genio Civile con l’accusa di aver perseverato in scelte che producevano confusione organizzativa, lasciando l’idea “che la fattibilità di un intervento non fosse dettata da norme ma da interlocuzioni personali”.

Un’altra giornata di sole, in Italia, ogni volta che non c’è o c’è l’allerta meteo si trema e gli ombrelli non bastano più, e forse neanche la Protezione Civile.
Tanti anni addietro il presidente Todaro mi affidava un incarico di C.T.U. in una causa civile rivolgendomi poche parole su quello che gli interessava sapere, ma con semplice ma concisa domanda che costituiva per me una novità di chiarezza; in quello breve scambio di pensieri avevo capito che il mio interlocutore era destinato ai massimi vertici della carriera. Così fu.
Quando ho incontrato Gaetano Sciacca, per una fognatura a Militello Rosmarino, ho avuto la stessa sensazione: lui chiese in due parole la documentazione necessaria per approvazione, che io ho prodotto; erano dichiarazioni amministrative che avrebbe dovuto produrre il Comune.
Poi, dopo tanti anni, divenne ingegnere capo e, per una pratica a Tortorici, fece la stessa cosa a cui non ho potuto adempiere e respinse, motivandola, la pratica.
Poi venne il fango di Giampilieri e restai attonito, lo stesso Sindaco di Messina ammetteva che il disastro era dovuto all’abuso edilizio.
Da semplice cittadino osservatore ho seguito tutte le assurdità che ne sono derivate, che convergevano sempre nell’illecito fino a toccare i massimi vertici de L’Aquila e degli appalti truccati di cui ancora si occupa la magistratura.
L’unica vera realizzazione quella delle case prefabbricate offerte dalla città di Trento, naturalmente spacciate come risultati della Protezione Civile.
Ma qui, a Messina, le procedure e gli stessi progetti parlavano un’altra lingua: quella dell’ingegnere Capo Gaetano Sciacca. Un ufficio che prima approvava a torto o a ragione le scartoffie che gli presentavano, chinandosi alla politica, diventa ora un gruppo affiatato di progettazione ultimissima edizione col digitale e col plotter ed esita tutto quello che proviene dall’ufficio in giornata.
Sono tutti tesi, i funzionari sanno che il fango si combatte con le opere e sono coesi in questo sforzo che ha un maestro d’orchestra.
Un uomo o, meglio, un ingegnere che progetta, organizza e vede oltre.
Misero e fuori di ogni crisma si sente questa forte personalità e invoca la sofferenza dei liberi professionisti che non progettano.
Ma ve lo immaginate coordinare un’infinità di teste, nominate dalla politica, che progettano? Una cozzaglia di competenze e di età da pagare a parcella calda e ribasso di gara?
Lui in qualità di ingegnere Capo e poi di Rup ha un suo progetto unitario che gli viene anche dopo aver sentito i migliori tecnici e nazionali sulla protezione del territorio.
Capisco che la mia professionalità e limitata e certamente estranea al processo che si è innescato; allora propongo delle opere in ferro che vogliono trasmettere alla gente che passa il grande logorio e la tensione intellettuale di un gruppo coeso di progettazione, che in tempi brevissimi non solo progetta, ma realizza senza fermarsi neanche di fronte al nodo scorsoio degli appalti.
A Genova hanno la disponibilità e non fanno: che vergogna! Qui in Sicilia i politici costano, dai cavalli di razza, loro cogliono il pizzo del potere ad oltranza.
Il pizzo morale su tutta la gestione del territorio che il Comune avalla, ignaro delle leggi, avvalendosi di uno strumento urbanistico obsoleto e voluto da quella politica che oggi ci ha lasciato con le pezze sul culo.
Ma loro, da bravi culattoni della cultura, “si nni futtunu” e dicono “curnutu nun capisti nenti, ca cumannamu nui”.
Alla gente si racconta che lui ha preso quello che gli spettava come Rup, ma non si dice quanto ha fatto risparmiare progettando.
Ma se il compenso è stato stabilito dall’ARS, lui che ci può fare! Ha seguito la legge! Allora è veramente colpevole: è un vero “cunnutu”.
Ora, lui è nel limbo e nella nebbia di una amministrazione di una Regione a Statuto Speciale dove navigano ben 610 auto blu con i rispettivi autisti.
Crocetta va in televisione e mi vergogno di essere siciliano, Gaetano va in televisione e sulla stampa nazionale e ti fa tornare l’orgoglio di essere di questa terra e, soprattutto, professionista in questa Sicilia in cui non si riescono a spendere i soldi della comunità europea perché non si sa progettare e sugli appalti si vuole mangiare, truccandoli.
Una volta solo dopo centenari di vuoto, Messina batte Genova, Grosseto e Torino, ma non vogliamo accorgercene e cacciamo il nostro amico, il nostro funzionario che ha preso e, spero, prenderà ancora il significato di una rivoluzione culturale.
Si vuole contrapporre Sciacca a Santoro, ma non è possibile: sono entrambi due funzionari eccellenti e che alla politica piace la tragedia e si dimentica che la vera comicità sono loro, le marionette, i pupi di pezza, che discutono del niente e del volo delle farfalle, pochissime ore a settimana, consumando molti caffè per colmare di giorno le ore sottratte dalle notti bianche degli accordi.
All’ARS si sente l’odore di mafia, intitola il nostro quotidiano, guarda che combinazione, hanno sbagliato camera, la nostra è un camerino in un’aula stupenda. Forse sarebbe bene che si cambiasse sede: il Palazzo dei Normanni è troppo vecchio!
Per scaramanzia non si sa mai, all’ingresso del Genio Civile ho collocato un quadro in cui vengono rappresentati i delfini e i gabbiani: non si sa mai, gli auguri vanno a tutti meno che ai serpenti.

 

 

Condividi