Quanto costano le università di Reggio e Messina? Focus sulle spese di chi studia in riva allo Stretto

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Inizia Ottobre e per centinaia di studenti universitari si riapre l’anno accademico. Dopo gli ultimi esami di Settembre, vitali per ‘passare l’anno’, terminate le file agli sportelli per pagare le tasse e presentare moduli e istanze di ogni tipo, ecco che ci si può dedicare alle lezioni e allo studio, forse ma non solo. Feste, serate a tema, cene e cinema non mancano nella vita degli universitari delle due città dello Stretto, un piccolo esercito di giovani che mette in circolo un gettito economico notevole.

All’università di Messina, per esempio, gli immatricolati per l’anno 2013-2014 sono stati circa 6.000 che si uniscono alle migliaia di altri iscritti negli anni precedenti. Anche se non tutti sono studenti fuori sede, la mole di studenti nelle due città scatena un giro d’affari consistente, a cominciare dagli affitti, ma non solo. Locali, pub, cinema, librerie e fotocopisterie sono alcune delle attività che ruotano attorno agli studenti o che hanno nei giovani il loro target principale.

Ma quanto costa vivere da studenti a Messina e Reggio? La vita al Sud è meno cara rispetto al Nord Italia, ma facciamoci due conti… Talvolta si sottovaluta il costo annuale per mantenere un figlio all’università, invece le cifre spese negli anni possono arrivare fino a 50.000 mila euro anche nelle nostre città. Ecco come.

Tralasciando il discorso delle tasse che varia sensibilmente in base al reddito familiare di ciascuno studente, proviamo a capire qual è il costo medio mensile di un giovane universitario che lascia la casa di famiglia per andare a vivere da solo.

Affitto. La prima spesa è quella della stanza in affitto in appartamento condiviso. Il costo per una camera arredata a Reggio e Messina si aggira intorno ai 150-200 euro al mese, a cui si aggiungono le bollette di luce e gas, mentre spazzatura e condominio sono a discrezione dei proprietari che talvolta le accollano agli inquilini talvolta no. Sorvoliamo la registrazione del contratto di locazione, che avviene in percentuali molto basse in tutta la penisola. Secondo l’indagine commissionata da Contribuenti.it all’Associazione Contribuenti Italiani, solo il 24% degli studenti universitari italiani ha un regolare contratto registrato.

Spesa. Non sempre gli studenti riescono a mangiare alla mensa universitaria, vuoi perché la mensa è lontana, vuoi perché non coincidono gli orari, vuoi perché la mensa è del tutto assente. Sia che si mangi il pranzo al sacco sia che si consumi un panino al volo, anche il cibo mensilmente ha la sua incidenza sul budget. Ipotizziamo un 150 euro al mese.

Sport. Anche se non è obbligatorio, lo sport è un’attività piacevole da coltivare. Oltre alle palestre private, l’università di Messina, ad esempio, propone tramite il CUS varie attività agonistiche. Un abbonamento mensile al corso di FITNESS costa 40 euro, mentre gli abbonamenti alle scuole sportive di varie discipline come tennis o nuoto hanno prezzi annuali variabili. Si va dai 350 euro per un corso di calcio o basket fino ai 700 euro per un corso annuale di tennis.

Tempo Libero. Si può rinunciare all’aperitivo o ad una buona pizza con gli amici? O vedere l’ultimo film del tuo registra preferito con un bidone di pop corn? Assolutamente no. Anche lo svago è sacrosanto e ha un suo costo. Sia a Reggio che a Messina esistono le ‘serate universitarie’ e altri eventi a cui partecipano gli studenti. Costo medio per un’uscita dai 10 ai 20 euro.

Trasporti Urbani. E’ la voce che incide meno sul budget dato che sia l’ATM di Messina che l’ATAM di Reggio Calabria hanno stipulato accordi con i rispettivi atenei, e prevedono tariffe agevolate o gratuite per gli universitari. Restano le spese di viaggio per chi solitamente ritorna in famiglia ogni fine settimana.

Complessivamente si spendono circa 500 euro al mese, cifra che si dilata o si restringe in base allo stile di vita di ognuno e a quanti extra ci si concede. Nelle famiglie in cui ci sono due o tre figli iscritti all’università, i costi di mantenimento raddoppiano. Non a caso alcuni universitari per mantenersi agli studi svolgono lavoretti part time: camerieri, cassieri, barman, baby-sitter o ripetizioni private.

Se moltiplichiamo 500 euro per i dodici mesi di un anno, otteniamo 6.000 euro di spese. Se consideriamo che i corsi di laurea ministeriali seguono la regola del 3+2, tre anni di corso base e due di magistrale, sono 5 anni di studi, quindi 6.000 euro per 5 anni, un totale di 30.000 euro. Se lo studente è fuori corso e impiega, ad esempio, 8 anni per laurearsi, parliamo complessivamente di 48.000 euro di spese, parenti di 50.000 euro insomma.

A fronte della disoccupazione dilagante specie tra i giovani, considerando i costi che le famiglie devono sostenere per vedere diventare dottori i propri figli, a fronte di queste cifre viene davvero da chiedersi se vale proprio la pena studiare…

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