Secchioni o copioni? Panoramica sugli studenti calabresi tra eccellenze e primati poco edificanti

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Ore 8 suona la campanella. Il nuovo anno scolastico è iniziato da poco, ma i vecchi problemi per la scuola in Calabria restano: edifici malridotti, classi ‘pollaio’, trasporti scolastici scarsi o inadeguati, tagli del personale e precariato del corpo docente, caro libri. Un quadro non certo allettante.

A sentir parlare i docenti e gli alunni, la scuola è in caduta libera su più fronti: per gli insegnanti, specie del Sud, per cui la scuola era la principale fonte d’impiego, si allungano i tempi di inserimento con contratto a tempo indeterminato; a detta degli alunni, invece, la scuola non dà la preparazione adeguata per entrare nel mondo del lavoro, a patto che si riesca a trovare lavoro dopo il diploma che sta diventando letteralmente un ‘pezzo di carta’ senza valore.

Quali sono le conseguenze a livello regionale? Se negli ultimi anni, nonostante le criticità è comunque cresciuta l’offerta didattica per far fronte al divario tra preparazione scolastica e competenze da mettere in campo sul lavoro, secondo i dati del Ministero della Pubblica Istruzione, si registra in generale una flessione costante e consistente della popolazione scolastica calabrese nelle scuole di vario ordine e grado.

La perdita di alunni dipende da molti fattori: la sfiducia dei giovani verso la cultura come mezzo per trovare una sistemazione lavorativa; la riduzione del tasso di fertilità delle donne calabresi; l’emigrazione di molte famiglie sono tutte concause della diminuzione di alunni.

Nel 2008, ad esempio, il tasso di dispersione scolastica più alto nella scuola di secondo grado si è registrato a Crotone (3,3 % degli iscritti), seguito da Catanzaro e Vibo Valentia (2,1 % e 2%), da Cosenza (1,5%) ed infine dalla provincia di Reggio Calabria (1,1%).

Gli studenti calabresi sono bravi e preparati? A livello di preparazione nelle principali materie d’insegnamento come italiano e matematica, nell’ultimo rapporto Invalsi 2014, si evidenzia che «le regioni del Sud si caratterizzano non solo per i più bassi risultati, ma anche per una maggiore variabilità tra le scuole rispetto agli istituti del Centro e soprattutto del Nord Italia». Un giudizio non troppo lusinghiero insomma che tende a declassare gli studenti e gli istituti del Meridione.

Restano molto alte le differenze per italiano e matematica nelle scuole superiori, dove la Calabria si piazza all’ultimo posto insieme alla Sicilia con un divario notevole rispetto alle altre regioni. In italiano, sempre secondo il rapporto, la Calabria registra una media significativamente inferiore a quella nazionale, poco meglio della Sicilia che si piazza all’ultimo posto. Inoltre, è emerso che la Calabria è tra le regioni dove gli studenti copiano e barano di più; ma la regione è in buona compagnia e divide il podio degli studenti copioni insieme a Campania e Sicilia.

Per quanto riguarda le scuole superiori, nell’indirizzo liceale le regioni con un punteggio significativamente al di sopra della media italiana sono la Lombardia e tutte le regioni e province del Nord-Est, mentre le regioni con un punteggio significativamente inferiore alla media italiana sono l’Abruzzo, la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Stessa situazione anche per gli indirizzi tecnici e professionali.

Anche sul fronte occupazione, la scuola in Calabria subisce drasticamente tagli del corpo docente. Come sottolinea il sindacato USB Scuola Calabria, sommati negli anni, dal 2008 ad oggi, si sono persi nella scuola calabrese più di 10.000 posti di lavoro. Mentre da Roma il governo annuncia grandi piani di manutenzione e messa in sicurezza, tante scuole in Calabria tendono a chiudere come quelle dei piccoli comuni di montagna o di piccoli centri collinari.

Eppure, anche in un simile contesto e alla luce di dati negativi, emergono le eccellenze calabresi: ed ecco che leggiamo di un liceo classico che festeggia il bicentenario di attività, di ragazzi che sfidano le classifiche OCSE con buone performance in matematica, lettura e scienze, e di tanti giovani che riescono a diventare professionisti di successo.

Incoraggiare gli studenti ad affrontare anni di studio e sacrifici in vista di un buon lavoro nel futuro, non è cosa facile di questi tempi” dice una professoressa di Italiano con vent’anni di esperienza sulle spalle. “Al momento chi sceglie di proseguire negli studi compie davvero un ‘salto nel buio’: tocca allo Stato provvedere ad aiutare i nostri ragazzi, soprattutto, a non pentirsi di aver investito sulla propria formazione e cultura. Se vogliamo che il Paese riparta, dobbiamo farlo dai banchi di scuola!” 

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