Elezioni Regionali: per Oliverio un plebiscito da record, in Calabria mai nessuno aveva avuto questo consenso

StrettoWeb

Record su record. Dal boom di astensionismo al plebiscito per Mario Oliverio: il 61enne cosentino, una storia nel Partito Comunista Italiano e poi alla guida della Provincia di Cosenza negli ultimi 10 anni, ha ottenuto un consenso che mai nessuno in questa Regione aveva ottenuto nella storia. Oltre 12 ore dopo la chiusura dei seggi, lo scrutinio non è ancora completo: sono state però scrutinate 2.349 sezioni sulle 2.409 complessive, ne mancano solo 2 in provincia di Vibo Valentia e 58 in provincia di Cosenza. Il risultato, ormai, è molto chiaro. Oliverio ha ottenuto tanti punti percentuali quanti gli anni che ha: 61,3%. Mai nessuno in Calabria aveva avuto un tale consenso: nel 2010 Scopelliti aveva vinto con il 57,8%, nel 2005 Loiero aveva ottenuto il 59,0% dei voti, nel 2005 Chiaravalloti ebbe la meglio su Nuccio Fava per poche migliaia di voti con il 49,8% e ancora prima nel 1995, la vittoria di Nisticò arrivava con appena il 44,2%.

Ma non solo: Oliverio è il primo candidato della storia che vince in modo molto omogeneo su tutto il territorio Regionale, al contrario di quanto accadeva in passato quando il voto si divideva in base alla territorialità e all’appartenenza geografica dei candidati.
Ad esempio nel 2010 Scopelliti aveva vinto con il 69% in provincia di Reggio Calabria, il 57% in provincia di Catanzaro e appena il 50% in provincia di Cosenza; nel 2005 Loiero vinceva con il 63% in provincia di Cosenza, il 57% in provincia di Reggio e appena il 50% in provincia di Catanzaro.

Oliverio, invece, vince in modo molto netto ovunque: 62,1% in provincia di Cosenza, addirittura 62,6% in provincia di Reggio Calabria, boom eccezionale a Crotone con il 68,8%, bene anche a Catanzaro con il 57% e a Vibo Valentia con il 55,7%.

Resta la riflessione sul record di astensionismo: appena il 44,08% dei calabresi s’è recato alle urne, un flop incredibile di affluenza anche in questo caso senza precedenti nella storia. Dopotutto l’offerta politica era ampia e variegata, i due principali candidati Oliverio e Ferro in fase di costruzione delle rispettive coalizioni avevano dimostrato valori morali d’altri tempi restituendo dignità alla politica e relegando al palo i trasformismi di chi giocava in modo ambiguo per “accasarsi” sul carro del vincitore: c’era poi anche il Movimento 5 Stelle con tutta la sua rabbiosa protesta, oltre a Gattuso per l’estrema sinistra e D’Ascola per i centristi. Insomma, gli unici a perdere qualcosa da quest’altissima astensione, sono proprio i cittadini che non sono andati a votare: hanno deciso che gli altri, quelli che invece si sono recati alle urne, hanno scelto anche per loro. Hanno rinunciato ad usufruire di un proprio diritto, conquistato con il sangue da chi ha combattuto per la democrazia. Hanno evidenziato il loro distacco dalla classe politica come “principio”, ma nei fatti che vada a votare il 40, il 60 o l’80% degli elettori non cambia proprio nulla. Oliverio ha vinto con il 61,3%, è quello l’unico dato che conta.

Condividi