Da 20 a 12 regioni: ecco come 2 politici cambiano la cartina dell’Italia, ma gli Italiani sono d’accordo? [MAPPA]

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Ora di geografia. La maestra chiede agli alunni “Quante sono le regioni d’Italia?” Un tempo si rispondeva 20, ma a breve le cose potrebbero cambiare. Come riporta il Messaggero, i parlamentari Pd Roberto Morassut e Raffaele Ranucci hanno in mente grandi cambiamenti nella geopolitica dello stivale e se la loro proposta già presentata alla camera diventasse realtà, assisteremmo ad un ridimensionamento delle regioni, da 20 a 12.

I due parlamentari hanno chiesto un incontro con il presidente del consiglio Matteo Renzi per discutere “di prospettive e ruolo delle Regioni“, afferma il quotidiano. E siccome per i soli consigli regionali si spendono circa 1160 milioni di euro, dall’aggregazione potrebbero arrivare dei risparmi per almeno 400 milioni di euro.

La nuova Italia. A Nord, troveremmo la Lombardia, l’Alpina e il Triveneto. Al centro Italia, nascerebbe l’Appenninica, la regione Emilia Romagna, la regione Adriatica, più un unico grande Distretto di Roma Capitale. Al Sud, resisterebbero la Puglia, la regione Tirrenica, e la regione del Ponente. Salve le isole maggiori, Sicilia e Sardegna.

Naturalmente, dinnanzi a cambiamenti così drastici si scatenano mille voci di consenso e dissenso. Sembra che l’accorpamento sia dettato da una semplice logica di risparmio di soldi pubblici, logica che ormai presiede quasi tutte le decisioni politiche per un verso o per l’altro.

La proposta di modifica farebbe sì risparmiare, ma spazzerebbe via molte identità locali che di fatto continuerebbero a chiamare se stesse e ad identificarsi come Calabria, Basilicata, Liguria o Valle d’Aosta.

I recenti fatti di Mafia capitale, del resto, dimostrano che la lotta alla criminalità e il recupero di denaro pubblico non è solo legato alla divisione amministrativa del nostro paese, e una nuova geopolitica dello stivale non ci renderebbe immuni da furti e ruberie, dato che il virus della disonestà troverebbe comunque modo di insinuarsi nel corpo della pubblica amministrazione o negli appalti sia che la Calabria si chiami ancora Calabria o Regione di Ponente, tanto per fare un esempio.

Oltre al risparmio, che non è detto che avvenga, che senso avrebbe alterare dei confini regionali consolidatisi nel tempo con precisi criteri naturali o di compromesso politico? Inoltre con quale metro i due parlamentari hanno tracciato le nuove regioni? Tranne per i casi di Sicilia e Sardegna, in cui si rispettano i confini costieri ad essi appartenenti, non si comprende perché il Lazio venga ristretto al solo perimetro romano, o perché la Calabria e la Basilicata debbano diventare ‘regione del Ponente’ per una semplice opposizione alla nuova Puglia, che nell’ipotetica mappa, assumerebbe il nome di ‘regione del Levante’. Neanche il virtuosismo del Nord, che nella mappa di Morassut e Ranucci salva la Lombardia, potrebbe essere valido (lo scandalo EXPO Milano 2015 docet).

Spesso proposte di legge come questa a favore di un ridimensionamento delle regioni italiane rispecchiano un’idea condivisa da pochi o tendono a far leva su sentimenti di decentramento e secessione che serpeggiano in alcune zone del paese. Solo un referendum popolare potrebbe rivelare quanto agli italiani piaccia la nuova cartina proposta dai due onorevoli, e quanto ai Calabresi piacerebbe chiamarsi Ponentini o ai Liguri Alpini, e quanto sarebbero d’accordo i Campani a diventare Tirreni…dopo terroni, forse sarebbe un salto di qualità.

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