Cari Samuel, Massimiliano, Davide, Enrico e Luca,
mi permetto di scrivere a Voi con i vostri reali nomi e non con i soprannomi da band perché è vero che sono una vostra fan ma l’argomento che tratto nella mail è piuttosto serio e non vorrei che il messaggio fosse preso alla leggera.
Mi chiamo A.( scegliamo di utilizzare una sigla) vi scrivo da Messina, ci siamo incontrati a Catania in Feltrinelli e li mi avete fatto capite quanto uomini siete e quanto date a noi, il vostro pubblico, pur non sapendo le storie di ogni singola persona che avete dinanzi.
Prima di quell’evento non avevo ancora ascoltato le nuove canzoni dell’album “Una Nave In Una Foresta” se non Lazzaro e Di Domenica alla radio. È stato emozionante ascoltarvi lì ma la canzone che mi ha toccata di più nell’anima è stata “Specchio”, i miei occhi si sono riempiti di lacrime e mi sono sentita vulnerabile come se si fossero materializzate davanti alla mia faccia tutte le sensazioni e le emozioni che non so descrivere e non riesco a capire, credevo di aver interiorizzato un messaggio diverso e invece la sera, tornata a casa, leggendo qualche articolo e il vostro post su Google plus del 23 settembre, mi sono resa conto che la mia impressione era corretta, la canzone parlava di disturbi del comportamento alimentare. Avete trattato un tema estremamente caldo e attuale ma di cui si parla poco e se, se ne parla si dicono cose sbagliate e fuori luogo. So di che parlo perché soffro di un DCA (disturbo del comportamento alimentare) da quasi 10 anni ormai e ne ho sentite di tutti i colori. Sono in cura in un centro solo da 2, ma la strada ancora è lunga e per niente liscia.
Vi scrivo perché a Febbraio del 2015 la struttura “Il Cerchio D’Oro” a Messina (l’unica struttura gratuita in Sicilia), dove sono in cura, rischia la chiusura in via definitiva per mancanza di fondi a livello regionale, a quanto pare. L’organizzazione sanitaria non ha intenzione di rinnovare i contratti ai medici che lavorano lì, in una struttura ospita oltre 500 ragazzi/e e nessuno di loro deve pagare un centesimo per essere curato (in strutture private il prezzo per la cura settimanale si stima intorno ai 1000€ e io me li farei due conti sul motivo reale…).
Io sono indignata perché se una persona non ha i soldi deve morire? Abbiamo o no il diritto alla salute e allora perché toglierlo?
Mi rivolgo a voi perché spero che possiate prendere a cuore anche la nostra situazione, non so che progetti avete in mente su questo fronte ma volevo rendervi partecipi di una realtà che è spaventosa per chi come me ha paura di dover affrontare tutto da sola. Non è un periodo della storia facile e le famiglie a stento riescono a portare a casa la spesa, figuriamoci trovare 1000 euro per curarsi.
Avere un’ombra subdola che comanda il 99,9% di te non è facile e non è bello. Con il cerchio d’oro ho ammesso di avere bisogno di qualcuno e sto cercando un equilibrio che vogliono strapparmi via. Vogliono toglierlo a me e alle mia care amiche, tutte donne e ragazze fantastiche incontrate purtroppo in un momento e luogo non particolarmente felice.
Ora io spero che qualcuno con la voce più alta della mia mi possa ascoltare e dare modo alle mie parole di arrivare ad un orecchio in più, non posso stare in silenzio.
Mi sento di non appartenere a questa realtà, come se non avessi un orizzonte definito. Per questo vi chiedo per favore di ascoltare non solo le mie parole ma anche quelle delle donne che stanno lottando insieme a me per non far passare la situazione inosservata.
L’associazione di volontariato Korakane Messina si sta battendo a proposito ma ancora, ad oggi con risultati scarsi.
Sono arrabbiata e furiosa, se fossi stata malata di cancro avrei avuto le cure necessarie?
Se avessi bisogno di un trapianto sarei stata messa in lista?
E allora perché le malattie dell’anima che portano alla morte tantissime persone devono rimanere senza cura per colpa di un sistema che mette la costruzione di rotatorie prima di un centro per DCA?
Spero di essere stata chiara e di non avervi annoiato, mi scuso per le ripetizioni e vi ringrazio. Vi ammiro perché vedere Il gruppo, con cui sono cresciuta in questi anni, impegnarsi in un progetto con un argomento che mi è più che familiare mi colpisce e mi fa apprezzare ancora di più il vostro ruolo nella mia quotidianità. Vi ringrazio ancora per tutto quello che fate, per le canzoni che create che mi accompagnano qualsiasi cosa faccia.
Comunque vadano le cose spero di rivedervi in Sicilia e di potervi dare un altro abbraccio come è stato a Catania al firma-copie.Un saluto con grande affetto.
A.
Fonte: Subsonica Facebook
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