Non abbiamo la sfera di cristallo e tuttavia non è impossibile elaborare alcune congetture. Il primo cittadino, quale che fosse, sarebbe stato accusato di vivere “nel” palazzo e “per” il palazzo, ignorando il “grido di dolore dei fratelli dispersi in mare”. L’assessore competente sarebbe stato invitato a rassegnare le proprie dimissioni, in maniera irrevocabile e con efficacia immediata, e mentre in piazza sit-in e veglie si sarebbero tenuti per testimoniare l’esistenza di una comunità che vuole “restare umana”, contestualmente una velata accusa di razzismo avrebbe investito gli alti papaveri della Giunta.
In attesa che il sindaco convochi l’ennesima conferenza stampa per scaricare il barile su Trotta o su altri malcapitati, ci permettiamo di suggerire una riflessione critica intellettualmente onesta, affinché chi si è dato il compito di promuovere il cambiamento dal basso riscopra le origini del proprio impegno.
L’impressione, senza giri di parole, è che la Giunta abbia perso smalto contemplando il proprio ombelico: troppi osanna dai fedeli, troppi apprezzamenti gratuiti dai militanti, hanno fatto perdere il polso della situazione a chi siede nella stanza dei bottoni. Ora, la clessidra che scandisce le fortune e il consenso del leader è stata capovolta, con buona pace del Sindaco: riuscirà adesso il primo cittadino a piegare il corso degli eventi, a ritornare in pista dopo 18 mesi tutt’altro che memorabili? O continuerà a ripetere la solfa del va-tutto-bene-madama-la-marchesa?