Si è svolto oggi presso il CEFPAS – Regione Siciliana di Caltanissetta, il convegno dal titolo “Il ruolo dei Sindaci e la gestione del rischio nel territorio” organizzato dal Dipartimento Protezione Civile della Regionale Sicilia, in collaborazione con ANCE Sicilia e ANCI Sicilia.
L’evento che ha visto circa 110 Comuni rappresentati da assessori, componenti dei consigli comunali, responsabili comunali di protezione civile e, in prima persona, da 40 Sindaci siciliani è stato ampiamente partecipato anche da molti addetti ai lavori.
Nonostante impegnato nell’emergenza rifiuti il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, non ha voluto mancare questo appuntamento ed ha anticipato il suo intervento esordendo con una riflessione sul ruolo dei Sindaci legato proprio al problema delle discariche: “Sono dalla parte dei sindaci perché come ex sindaco mi sono trovato anch’io a dibattere sull’argomento rifiuti. Un sistema che coinvolge molti interessi e anche gruppi paraecologici che ha visto autorizzate molte discariche private mentre quelle pubbliche non riuscivano mai a decollare”.
Ed ha poi proseguito: “La mano speculativa dell’uomo, oltre ai cambiamenti climatici, ha determinato buona parte degli eventi dannosi che hanno colpito la Sicilia e l’Italia. È saltato un meccanismo naturale di gestione del territorio che nel tempo ci ha fatto perdere la memoria e dimenticare la storia. Dietro gli incidenti ci sono l’abusivismo e le autorizzazioni incoscienti date, a volte, in deroga ai piani regolatori e alle norme di tutela del territorio. È normale che tutto ciò vada bloccato. Noi stiamo facendo il più grande investimento della storia siciliana per la tutela del territorio con un piano di investimenti che vedrà la realizzazione di opere di messa in sicurezza del territorio, per evitare che nuovi eventi avversi abbiano a determinare altri fatti luttuosi. Un grande finanziamento di centinaia di milioni di euro del governo centrale e finanziamenti dell’UE che non solo ci consentiranno di aumentare la sicurezza dei cittadini ma anche la tutela del patrimonio regionale attraverso l’equilibrio complessivo del territorio. Accanto a questo i piani di protezione civile. È semplice prendersela con i comuni in ritardo che spesso non hanno le risorse necessarie per via dei tagli e delle minori entrate. Bisogna pensare a varare i piani senza cercare colpe, con spirito di collaborazione, in un sistema in cui la protezione civile regionale comunichi in modo serrato con le amministrazioni e con gli altri enti interessati e con l’approccio di una regione che collabora e se necessario anche coinvolgendo la cospicua risorsa del volontariato. E se questo si fa in modo consorziato possiamo anche pensare di educare la popolazione ad affrontare i rischi e coinvolgere, perché direttamente interessati, anche gli altri attori sociali, imprenditori, industriali. Non dimentichiamo che i sindaci sono i responsabili di p.c. e non possono tirarsi indietro da questo compito e, infine, dobbiamo snellire le procedure burocratiche attribuendo ad esempio le competenze ai liberi consorzi. Ma questo deve venire dai cittadini che devono volerlo. Cosi solo si può realizzare un sistema democratico e concreto per lavorare serenamente e queste occasioni non devono essere solo passerelle di buoni interventi, ma si devono trasformare in atteggiamenti concreti che servono a cambiare la musica con cui si gestisce la Regione.”
Gli interventi programmati hanno messo in risalto la grande necessità di coordinamento, collaborazione e sinergia che deve instaurarsi tra tecnici, amministratori, costruttori e industriali per evitare che si verifichino ancora disastri come quelli che, nel recente passato, hanno interessato il nostro territorio.
“Le colpevoli azioni di tutti gli attori – ha dichiarato il rappresentante di Confindustria Marco Venturi – , che spesso hanno mirato ai tornaconti di categoria se non solo personale, ci hanno costretto ad interventi riparatori con aggravio di costi per la collettività che potevano essere ridotti se non evitati da una oculata politica del territorio.”
Emanuele Alvano (ANCI Sicilia) dichiara: “Utilizziamo questa occasione non solo per confrontarci, ma mettiamo le basi per fare un protocollo d’intesa tra le parti che ci consenta di collaborare sinergicamente – continua Alvano – e cerchiamo di attrarre più risorse, anche in ambito europeo da spendere sul nostro territorio. Bisogna infine cercare di fare squadra tra comuni e tra questi e la protezione civile regionale anche, per es. per fare in collaborazione i piani di protezione civile con una visione di insieme estesa al di fuori del ristretto ambito comunale. Questa è una dimensione verso la quale tutti dobbiamo impegnarci per il futuro”
Interessanti e coinvolgenti i due interventi tecnici di Marco Mucciarelli e Giuseppe Basile.
“Siamo abituati a pensare che le catastrofi possano accadere solo agli altri – dice Marco Mucciarelli dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica – e quindi non ci preoccupiamo di investire in sicurezza. Bisogna investire di più nella prevenzione perché quando succedono i disastri i costi incidono notevolmente sull’economia del Paese. I terremoti degli ultimi anni ci sono costati l’8% del PIL – giusto per fare un esempio i due terremoti più recenti L’Aquila ed Emilia, ci sono costati ben 38 mld di euro – e il dissesto idrogeologico il 12,5%”
Ha concluso i lavori Calogero Foti capo della protezione civile siciliana: “In questo momento solo il 65% dei comuni siciliani è dotato di piano di protezione civile. Ci stiamo impegnando su due fronti: il primo per accrescere il numero dei comuni virtuosi; l’altro per far si che i piani siano conosciuti dai cittadini. Per questo tendiamo ad accrescere il nostro sistema di comunicazione che riteniamo il modo più efficace per far sentire il cittadino partecipe del sistema e quindi attivo e solidale. Bisogna, inoltre, definire meglio gli scenari di rischio del nostro territorio tenendo conto che la Sicilia è scenario di quasi tutti i rischi. Per questo i piani devono essere chiari e conosciuti dal cittadino, che a questo punto diventa attivo e solidale, e da chi deve gestire l’emergenza oltre che correlati al piano regolatore generale”