Successo del Made in Calabria al Laboratorio delle Arti e delle Lettere Le Muse

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Una domenica all’insegna del “Made in Calabria” quella di giorno 30 Novembre come racconto di quelle che sono le realtà imprenditoriali della nostra regione. Così l’ultima manifestazione del “Laboratorio delle Arti e delle Lettere Le Muse” che ha riunito testimonianze di giovani rappresentanti della Calabria che vuole cambiare.

Sentivamo il bisogno ha affermato in apertura di serata – Giuseppe Livoti presidente Muse – di raccontare alla città come spesso, nel silenzio vi sono nella nostra regione, intraprendenti piccoli manager ed imprenditori che mantengono viva la tradizione, lavorando prodotti che identificano nel mondo la nostra terra; spesso dimentichiamo tutto questo ed oggi vogliamo raccontare esperimenti ed esempi dagli esiti esclusivamente positivi.

Una conversazione a cui ha preso parte Diretto Mosè erede della storica tradizione della lavorazione dell’agrume reggino per eccellenza “il bergamotto”. Mosè continua quella grande intuizione di Don De Masi, parroco che ha tanto dato negli anni alla comunità di Varapodio, tra cui la lavorazione artigianale della buccia del bergamotto per creare le famose – tabacchiere da fiuto.

“Avevamo avuto delle testimonianze anni fa in America, chiosa Mosè, “la tabacchiera” era una tradizione calabrese di fine ottocento e con la conferma della sua realizzazione in provincia di Reggio nella zona di Gallico con la pregevole testimonianza del sig. Giuseppe Pizzimenti, siamo riusciti a recuperare un oggetto quasi musealizzato, ma con la voglia di riportarlo in vita. Un filmato realizzato all’interno del “Laboratorio Bergarte” di Varapodio ha dimostrato come la buccia del bergamotto prende forma dalle abili mani dell’artista – artigiana Maria Iannello. Il bergamotto viene liberato dalla polpa, svuotato ed una volta che la buccia viene girata dall’interno all’esterno, dopo vari trattamenti e riempimento con segatura, prende la forma di una piccola bottiglia. Una volta lasciata essiccata, viene inserita per un po’ di tempo dentro dei morsetti e successivamente è pronta per l’uso. Un uso da dandy del nostro tempo ma che richiama una tradizione antica. Inoltre la polpa viene utilizzata – ricorda il direttore di Bergarte Diretto Mosè – per l’industria delle conserve, mentre con la buccia si possono anche realizzare scatole ed elementi floreali.”

La prof.ssa Enza Cuzzola esperta e docente di educazione musicale che ha curato vari progetti legati alla storia della musica del nostro territorio si è soffermata sul senso dei brani musicali che identificano un quartiere, una zona, una città, una nazione.

La “Calabrisella” è patrimonio non solo da custodire ma da promuovere, è brano di colore in cui la Calabria vera ed autentica viene valorizzata dal bel vernacolo.

Carmelo Mallamaci, produttore di zafferano, invece ha ribadito come la Calabria è terra di grande sperimentazione ed il progetto attuato anni fa con l’università per la sperimentazione della produzione di zafferano nelle colline di Motta San Giovanni è proprio l’espressione della positività di tale esperienza. Motta si presta a questa coltivazione che avviene in filari dove i bulbi di questa pianta trovano il terreno adatto. Sbocciano così fiori dal colore viola, molto delicati e la raccolta viene fatta la mattina presto. Un lavoro molto lungo con varie fasi visto che il fiore, deve essere staccato con cautela; per una raccolta ci vogliono circa 4 ore mentre otto ore per la fase della sfioritura. Per 1 grammo di zafferano ci vogliono circa 150 fiori e l’abilità di chi manipola il fiore deve essere tale da non rovinare ciò che è stato raccolto. Lo zafferano ultimamente dalla comunità scientifica è stato sperimentato anche per le retinopatie, è anti ossidante e può servire per la cura di osteoporosi, antispastico, antidolorifico e sedativo. Dunque un uso che va al di là della semplice cucina e che la Ditta Orfei è riuscita a portare al Sud Italia pur sapendo che la zona più adatta è la regione Abruzzo, Marche, Umbria fino ad arrivare all’ Asia Minore.

Ampio il dibattito animato dal presidente Livoti che in chiusura di serata ha concluso ricordando come questa è la Calabria da proteggere e promuovere perché anche -il gusto- è espressione di un popolo, di un territorio; occorre creare rete magari anche laboratori didattici dove poter vedere questi prodotti uscire dal luogo in cui vengono prodotti, curandone magari anche la distribuzione perché esiste anche una forma di “turismo” non solo culturale ma anche gastronomico.

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