Uomini in fuga verso la libertà in un mondo che li accoglie e li respinge

StrettoWeb

E’ una questione senza tempo quella dell’immigrazione, da sempre l’uomo si è spostato alla ricerca di un migliore tenore di vita; basta pensare ai nostri bisnonni che dopo la guerra spinti dalla voglia di cambiare vita e di ritrovare i valori che la violenza aveva seppellito sono partiti con “nulla in tasca” verso un altro continente sperando in una svolta che potesse donargli di nuovo la forza di credere nella bellezza della vita. Il tutto però avveniva clandestinamente, Ellis Island, New York, era “l’isola del tesoro”, il posto sognato dalle migliaia di persone che inosservate oltrepassavano l’oceano guidate dalla speranza di poter ricominciare. Tra loro soprattutto italiani, che grazie ad un grandissimo coraggio sono riusciti ad aiutare le loro famiglie rimaste in Patria. Nonostante per noi i tempi siano di gran lunga cambiati, ancora in molte parti del mondo le popolazioni sono afflitte dalle malvagità della guerra, delle torture e del terrorismo. Moltissimi, guidati dalla stessa speranza che a loro tempo ha guidato i nostri antenati, si spingono oltre i confini della loro terra non trovando però un’ “America” pronta ad accoglierli. Ogni giorno attraverso i mass-media veniamo a conoscenza di vere e proprie tragedie causate dalla fuga clandestina di questi uomini: navi super affollate che affondano nel bel mezzo del Mediterraneo, centri d’accoglienza così pieni da non poter offrire il giusto servizio, uomini che scappano una volta arrivati in Italia e rifiutano i controlli medici e gli aiuti pur di riuscire a raggiungere i propri parenti sparsi in Europa. Si tratta di un vero e proprio commercio di uomini, un business che giova a pochi cinici sfruttatori che si fanno pagare approfittando della paura della gente e della loro voglia di ricongiungersi con le proprie famiglie e studiano le tattiche e i metodi migliori per non essere rintracciati. Ma qual è il lato positivo di tutto questo? Perché invece di limitarsi a riconoscere il problema e dire che bisogna trovare una soluzione non si mettono in pratica i fatti? Il problema è forse che la stessa Italia, che dovrebbe accogliere e aiutare, dovrebbe essere accolta e aiutata. C’è un male di vivere profondo, radicato nella storia, che fa leva sull’immaginaria divisione tra Nord e Sud. Come ci si può aprire agli altri se si hanno menti sigillate e il razzismo all’interno dello stesso Paese muove ogni azione politica?
L’Europa, per questo, dovrebbe ricoprire un ruolo molto importante e sostenere quelle città che già da parte loro stanno facendo tutto il possibile perché l’immigrazione non rimanga un problema, ma diventi un modo per salvare delle vite. Più fondi per i centri accoglienza e per le associazioni come “Save the Children” farebbero tanto e permetterebbero all’uomo di riscattarsi dimostrando che la sua natura non è capace di generare solo morte e distruzione.

Ludovica Monteleone

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