Nello staff di Wanda Ferro la notizia è stata interpretata nelle più diverse sfumature: a partire dal fatto che nonostante tutte le argomentazioni prodotte, redatte da un pool di legali di valore, e pur davanti a precise richieste ci sia stata l’assoluta mancanza di motivazione della decisione da parte del collegio, mentre sarebbe stato utile far comprendere a tutto il corpo elettorale le ragioni per le quali non sia stata applicata la legge costituzionale e lo stesso Statuto regionale.
Le richieste di motivazione e di applicazione della norma sono dunque rimaste domande senza risposta, non certo un contradditorio: eppure da più parti era stato detto, in questi giorni, che la legge elettorale deve essere applicata e non interpretata. Si è anche accennato a come sulla questione sia intervenuta la Regione Emilia, oppure alle determinazioni del Piemonte che in presenza dell’identica situazione calabrese ha applicato senza indugi la norma costituzionale.
In molti poi esternano perplessità sul fatto che il verbale dell’Ufficio centrale regionale fosse stato già predisposto da diverse settimane (pare dal Dipartimento Avvocatura Regionale non prevedendo, al contrario degli anni passati, l’elezione del miglior secondo) prima ancora che lo stesso collegio di giudici si esprimesse. Pare inoltre che gli stessi uffici della Regione, rispondendo tempo addietro ad un quesito tecnico del Ministero dell’Interno, avessero detto che il candidato arrivato secondo non sarebbe entrato in Consiglio. Una presa di posizione quanto meno non neutrale ed inusuale, ma a che titolo? E perché? E soprattutto, perché non espressa e motivata chiaramente sul sito della Regione dedicato alle elezioni? Interrogativi ai quali sarebbe il caso di dare una risposta, non certo a Wanda Ferro, ma a tutti gli elettori calabresi, che oggi pretendono chiarezza quantomeno dal Dipartimento Avvocatura Regionale: insomma qualcuno vuole spiegare perché Wanda Ferro non siederà in Consiglio?