Draghi: “Piano acquisti da 60 miliardi al mese” ecco il piano anti-crisi

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Il bazooka del governatore della Bce riuscirà a salvare l’economia europea?

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Alla fine, dopo tanti annunci, Mario Draghi ha sparato il bazooka. La Bce ha deciso di “lanciare un asset purchase program che include il programma attuale (Abs e covered bond, ndr) e gli acquisti mensili combinati di debito pubblico e privato. In tutto il piano garantirà acquisti per 60 miliardi di euro mensili a partire da marzo 2015 fino alla fine di settembre 2016. E in ogni caso – ha precisato il numero uno dell’Eurotower – fino a che non si vedrà un aggiustamento sostenuto dell’inflazione al nostro obiettivo del 2% nel medio termine”. In totale si tratta di una somma non inferiore ai 1.100 miliardi. Che potrebbe salire ancora, ha ammesso Draghi nel corso della conferenza stampa al termine del consiglio direttivo di Francoforte.

“Nel marzo del 2015 il sistema euro comincerà ad acquistare bond emessi da governi e istituti”, ha spiegato Draghi, aggiungendo che “la decisione di oggi aiuta la guidance sui tassi e rinforza il fatto che ci sono differenze tra il ciclo di politica monetaria e l’andamento dell’economia. Insieme questi fattori dovrebbero incrementare la domanda e supportare la crescita del credito contribuendo all’incremento dell’inflazione”, ha sottolineato il presidente della Bce. “Compreremo bond governativi fino alla percentuale che ci permette di arrivare a un giusto prezzo di mercato. Non compreremo più del 25% di ogni singola emissione e non più del 33% del debito di un emittente”. Ha specificato. Draghi ha aggiunto che le decisioni sono state prese per influenzare tutta l’area euro e che si tratta di un programma molto grande. L’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce “prevede un criterio di risk-sharing con le banche centrali dei paesi interessati, per una quota pari al 20% del totale”. Ovvero l’80% dei rischi sarà a carico delle banche centrali. Una decisione presa per attutire le preoccupazioni di alcuni paesi. “Trovo futile il discorso sulla condivisione del rischio”, ha tuttavia replicato Draghi rispondendo a una domanda. Sul varo del Quantitative easing “la maggioranza è stata così ampia che non abbiamo votato”, ha detto ancora il presidente della Bce, aggiungendo che, comunque, il Qe “non  è incentivo per governi all’espansione fiscale”.

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I bond che verranno acquistati, ha rivelato il numero uno dell’Eurotower, saranno “quelli con scadenza tra i 2 e i 30 anni”. Mentre sull’acquisto di debito greco “posso dire che abbiamo delle regole che si applicano per tutti. Ci sono delle condizioni prima di poter acquistare i bond greci. E’ un programma che va ragionato: c’è il limite del 33% da ogni emittente e se tutte le condizioni saranno corrette potremo comprare a luglio ma non prima”, per via del programma di acquisti attualmente in corso. Draghi ha poi sostenuto ancora una volta’ la bontà della decisione presa: “Il nostro mandato è la stabilità prezzi, vicini al 2%. In questo momento siamo distanti da questo obiettivo. Nel 2014 il dato è stato dello 0,4% tanto per dare un’idea”. Per questo, “c’è poco dubbio che si debba intervenire. Noi crediamo e siamo convinti che le misure di politica monetaria stabilite oggi contribuiranno ad innalzare l’inflazione. Ma c’è differenza tra aspettative ed effettivo annuncio. Penso che dopo il passaggio di alcuni mesi stiamo dimostrando che la credibilità è meritata con l’azione che abbiamo garantito”, ha specificato il numero uno di Francoforte.

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L’80% dei rischi a carico delle banche centrali (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 22 GEN – Soltanto l’annuncio nei mesi passati al possibile ricorso al bazooka, ovvero all’acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della Bce, è servito a scongiurare la crisi dell’euro. “Il programma serve a iniettare liquidità in tutta l’area euro. Dove gli spread sono più alti c’è da attendere un effetto importante subito. Se aspettiamo una inflazione bassa dopo Qe e se abbiamo un piano B? Noi presentiamo un piano A e il resto è nello statement”, ha spiegato Draghi. A chi gli chiedeva se il tasso di cambio potesse rientrare nel piano ha risposto: “Non è un target di mandato della nostra politica. I cambi di tasso negli ultimi anni hanno portato dei risultati di politica monetaria divergenti e anche a una ripresa divergente nei vari paesi. Ma non è stato fatto nulla per portare a questi risultati, è stato solo una causa”. “La politica monetaria – ha quindi chiarito il presidente della Bce – è focalizzata sul mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio termine e la posizione accomodante contribuisce a sostenere l’attività economica. Tuttavia, al fine di aumentare gli investimenti, promuovere la creazione di posti di lavoro e incrementare produttività, altre politiche devono contribuire in modo decisivo”, ha ribadito ancora una volta Draghi. In particolare, ha aggiunto, è necessaria una “decisa attuazione delle riforme del mercato del lavoro, nonché azioni volte a migliorare il contesto imprenditoriale per le imprese. E’ fondamentale che le riforme strutturali siano attuate rapidamente, in modo credibile ed efficace”. Ciò “non solo aumenterà  una crescita sostenibile futura della zona euro”, ma anche un “aumento delle aspettative dei redditi più elevati” e un incoraggiamento alle imprese ad “aumentare gli investimenti di oggi e anticipare la ripresa economica”.

Le politiche di bilancio, ha concluso Draghi “dovrebbero sostenere la ripresa economica, garantendo nel contempo la sostenibilità del debito nel rispetto del patto di stabilità e crescita, che rimane l’ancora di fiducia”. I mercati hanno premiato la scelta di iniettare nuova liquidità per rilanciare l’economia. Le piazze europee hanno chiuso tutte in rialzo, Piazza Affari ha fatto meglio di tutti con un +2,44%. Lo spread è sceso a 117 punti base.

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