Mafia, Messina Denaro e i boss dietro le sbarre: dal carcere gestivano i mandamenti

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l43-messina-denaro-110704111821_bigMatteo Messina Denaro non avrebbe concesso alcuna autonomia alle famiglie palermitane: anzi, gli attuali capi-cosca sarebbero suoi referenti. Di più: sarebbe stata la primula rossa ad ordire l’attentato contro il pm Antonio Di Matteo: sono le clamorose rivelazioni del pentito Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta e responsabile di Resuttana per conto del criminale latitante. Tra gli altri elementi portati alla luce da Galatolo c’è l’ascesa nella criminalità organizzata di esponenti già carcerati, quasi che le sbarre non fossero un problema: è il caso di Ino Corso, eletto a capomandamento, e di Nino Sacco, “coinquilino di cella” di Salvatore Messina Denaro, fratello di Matteo.

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