“In questo momento i comuni non hanno soldi ma hanno una quota d’immobili sottoutilizzata o non utilizzabile a fini istituzionali o per l’abbattimento dei costi complessivi degli enti. Esiste una domanda di base che ha bisogno di spazi per attivare forme di aggregazione e socialità e anche nuove forme di economia. E’ una domanda di spazio, che proviene da chi non può per età anagrafica o garanzie accedere a nessuna forma di credito” afferma Marabello prima di lanciare la sua proposta: “Oggi i comuni devono usare il loro capitale immobiliare anche parzialmente e senza clamorosi investimenti creando una Banca Etica dello Spazio, dove lo spazio costituisce il capitale per le linee di credito generazionali o per aree sociali e in cui forme individuali, aggregate o associate possono accedere al prestito dello spazio portando a garanzia il progetto, le finalità sociali e le forme regolamentate di uso accesso e cura”.
In altri termini “una banca che eroga spazio e il debito che si crea è quello della cura e della produzione di socialità“.