Messina, altro che fantasia al potere: anche CMdB ha le sue correnti. Rimpasto in vista?

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Filippo Cucinotta non è stato soltanto un assessore di spicco dell’attuale Amministrazione: egli ha rappresentato, per il primo cittadino, un alleato fidato, un consulente politico stimato ed attendibile. Fu lui, fra i sodali del sindaco, il primo a sbottare privatamente contro il prefetto Trotta, allorquando il rappresentante del Governo entrò in rotta di collisione con l’inquilino di Palazzo Zanca. E fu ancora lui a intrattenersi con Accorinti poco prima della presentazione del Consuntivo, offrendo spunti, suggerendo elementi che potessero riempire di significato il confronto con l’Aula consiliare. Per queste ragioni le dimissioni di Cucinotta hanno creato un vuoto politico che va ben oltre la composizione della Giunta. Quelle deleghe vaganti, affidate ad interim al primo cittadino, hanno fatto emergere l’ennesima frattura in un movimento – Cambiamo Messina dal Basso – logorato dopo appena un anno di governo.

Accorinti non vuol sentire parlare di correnti o di rimpasti, convinto com’è che dietro queste formule si celino arnesi di una vecchia politica, ormai invisa alla collettività e certamente estranea al nuovo corso. Epperò la sostanziale divergenza di opinioni ha prodotto molteplici fratture in CMdB, talora evidenti, talaltra no.

La prima, in ordine cronologico, coi crismi dell’ufficialità è quella che ha coinvolto Nina Lo Presti e Luigi Sturniolo. I due esponenti del consesso civico, rompendo gli indugi, hanno abbandonato Fenech e Risitano al loro destino, trasferendosi con armi e bagagli nel gruppo misto. Da questa postazione conducono tuttora una guerra senza quartiere, convinti della bontà delle loro ragioni e del tradimento quotidiano perpetrato dall’Amministrazione rispetto a quella promessa di cambiamento rimasta inevasa.

Ci sono poi gli accorintiani di lotta, Daniele Ialacqua e Tonino Perna su tutti. Questi hanno presente la difficoltà insita nella cura di un ente locale e tuttavia vorrebbero dal sindaco un maggior impegno, una maggiore dedizione nella trasformazione. Perna, in particolare, è ormai confuso circa il proprio futuro politico: non è convinto della possibilità di restare sulla barca se dovesse permanere l’austerità finanziaria imposta da Guido Signorino. Si potrebbe obiettare che con le casse piene è sin troppo semplice amministrare “la nuova Hiroshima”, ma questa è un’altra storia.

Veniamo così alla corrente degli accorintiani di governo, i generali che dettano la linea. Il primo, in ordine d’’importanza, è il vice-sindaco: la sua aria bonaria ed il tono dimesso non devono indurre in errore, perché Guido Signorino controlla le leve di comando nella cabina di regia. E’ lui che ha voluto fortemente il Piano Decennale di Riequilibrio per salvaguardare l’autonomia finanziaria dell’ente. Così facendo si è impedito quel repulisti nei confronti delle forze dell’Ancien Regime che in molti, e da più parti, auspicavano. Al suo fianco siede, alla sinistra del sindaco, il segretario generale Antonio Le Donne. Ora, se l’assessore al Bilancio coltiva rapporti con l’Udc (non è un mistero la simpatia reciproca che intercorre con Gianpiero D’Alia), Le Donne a sua volta è stato indicato da Repubblica come uno degli amministratori più potenti in Sicilia. E’ talmente apprezzato nell’entourage di Accorinti da avere un contratto blindato: si parla di una retribuzione  lorda da quasi 200.000 euro, superiore a quella concessa a qualsiasi tecnico della Regione. C’è, infine, Nino Mantineo. Di lui il consigliere comunale Santalco (PD) ha detto: “non credo di sbagliare se definisco Mantineo l’assessore più smaliziato”. Il responsabile dei servizi sociali aveva, in quell’occasione, cercato di stornare risorse per l’assunzione di nuovi assistenti sociali nei quartieri, a dispetto dello sfiorato dissesto. Mantineo, nella compagine governativa, è forse l’assessore meno popolare nella base: non sono piaciuti, soprattutto, i toni riservati a Clelia Marano, ex esperta del sindaco per le problematiche relative ai migranti.

Da ultimi gli assessori Panarello, Cacciola e De Cola. Questi hanno manifestato una vocazione tecnica, cercando riparo dalle polemiche in una sorta di fortino tanto utile quanto precario (vedi rispettivamente il nodo dei mercati, l’isola pedonale e la delibera della mobilità fra le partecipate).

La perdita di Cucinotta potrebbe allora diventare l’escamotage per mischiare le carte, per rimodulare le deleghe. Accorinti aveva promesso che il sostituto sarebbe arrivato entro il 2014. Così non è stato, segno evidente della difficoltà in cui versa la “rivoluzione istituzionalizzata”.

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