Sono sei i provvedimenti di custodia cautelare in carcere eseguiti dai carabinieri del Ros nei confronti di quelli che vengono ritenuti mandanti, organizzatori e autori dell’omicidio del muratore calabrese Roberto Provenzano ucciso a Perugia nella notte tra il 28 e il 29 maggio del 2005. Uno dei tronconi d’inchiesta delle operazioni, coordinate dalla procura distrettuale antimafia del capoluogo umbro, denominate Trolley e Sotto traccia. Indagini distinte tra loro anche se collegate dal coinvolgimento in entrambe di alcuni degli indagati e dagli interessi illeciti legati narcotraffico. Venti i provvedimenti di custodia cautelare eseguiti nelle province di Catanzaro, Crotone, Perugia, Terni, Prato e Roma. I particolari sono stati illustrati oggi in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche il comandante del Ros, generale Mario Parente, e il procuratore Antonella Duchini. Tutti gli indagati – secondo gli investigatori – sono risultati collegati con la proiezione umbra della cosca ndranghetista dei Farao-Marincola, gia’ colpita dai 61 arresti eseguiti il 10 dicembre scorso con l’operazione Quarto passo. In particolare per il troncone Sotto traccia sono state eseguite sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per omicidio e detenzione e porto di armi da guerra in relazione all’omicidio di Provenzano, ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre si trovava nella sua abitazione di Ponte Felcino. Delitto che per gli inquirenti sarebbe scaturito da debiti contratti dalla vittima con l’organizzazione calabrese e per il quale ad oggi l’unico imputato era Gregorio Procopio, gia’ assolto in primo e secondo grado e in attesa della Cassazione. Le indagini – e’ stato riferito – sono state svolte attraverso la rivalutazione degli atti e delle intercettazioni relative ad una precedente operazione del Ros. “Grazie anche alle operazioni di filtraggio compiute dal Ris di Roma sulle fonie dell’epoca – ha spiegato il pm Duchini -, e’ stato possibile individuare elementi di colpevolezza nei confronti dei sei arrestati”. Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, invece, l’accusa contestata nei 16 provvedimenti, 14 in carcere e due ai domiciliari, disposti nell’ambito del filone Trolley. Questo ha riguardato una presunta organizzazione criminale (secondo gli investigatori collegata al sodalizio disarticolato con l’operazione Quarto passo) risultata impegnata nella gestione di un narcotraffico sull’asse Calabria-Umbria e alla distribuzione di ingenti partite di cocaina nelle province di Perugia e di Terni. Tra sette e dieci i chili di cocaina per volta, trasportati in trolley dalla Calabria ogni 15 giorni, a bordo di autobus di linea e prelevati dai complici presso il capolinea del centro di Perugia. Tra i promotori dell’organizzazione – sempre in base all’indagine – anche due degli arrestati per l’omicidio Provenzano. La droga veniva poi distribuita in Umbria attraverso una rete di spacciatori. Secondo i militari l’organizzazione criminale e’ collegata con il gruppo calabrese che nei primi anni 2000 gestiva il traffico e lo spaccio di droga a Perugia e che avrebbe determinato l’omicidio di Provenzano. Ritenuto “colpevole” di non avere rispettato gli accordi con il sodalizio.