Dopo 15 anni e un iter giudiziario tortuoso Danilo Giuffrida sarà ripagato del danno subito
«Non capivo perché. Mi sono fatto accompagnare da mia madre in questo posto che era tipo un centro di igiene mentale ed ero lì in mezzo a uno senza un occhio, a della gente senza un braccio, ad altri che erano sordi. Mi fanno questa visita e salta fuori che io sono omosessuale e che la Motorizzazione è stata informata dalla Marina Militare. Poi mi danno questo documento che dev’essere rinnovato ogni anno, come a vedere se io guarisco o peggioro, che ne so. E’ quando ho visto quello che mi sono infuriato». Nella cartella medica di Danilo Giuffrida compare la voce “disturbo dell’identità sessuale”.
Danilo non ha paura di fare scalpore e dichiara “voglio solo giustizia”, si rivolge ad un avvocato, Giuseppe Lipara e ingaggia una battaglia legale contro i ministeri della Difesa e dei Trasporti per violazione della privacy e discriminazione sessuale chiedendo un risarcimento di 500mila euro. Il Tar nel 2008 gli dà ragione e il Tribunale sentenzia pure che dev’essere rimborsato almeno 100mila euro, solo che a Catania i giudici decisero di no: bastano 20mila. Danilo non ci sta, così il caso scottante passa al tribunale di Palermo. Solo dopo un iter giudiziario di 15anni la Cassazione riconosce che c’è stato “un vero e proprio comportamento omofobico”, “intollerabilmente reiterato”, da parte della pubblica amministrazione e ordina un risarcimento corrispondente alla “gravità dell’offesa”. Con le sentenza depositata oggi la Terza sezione civile della Cassazione ha disposto il rinvio del caso, per riquantificare al rialzo la cifra, che dovrà essere stabilita da un nuovo tribunale d’appello. “Ma è vero? Non ci posso credere”, è la prima reazione al telefono di Danilo, che oggi è diventato un uomo, ha 34 anni ed è protagonista di questa storia da quando aveva 20. “E’ la vittoria della giustizia, nella quale ho sempre creduto. Non è la mia vittoria personale, ma di tutta la comunità: sarebbe potuto accadere a chiunque”.
È incredibile che tutto ciò sia accaduto e che sia stata violata la libertà sessuale di un ragazzo di 19 anni di cui si è messo in dubbio l’idoneità fisica di guida solo perché gay. Oltre che essere un grave caso di razzismo esso appare come un caso di madornale ignoranza verso delle situazioni che se approfondite da chi è discriminatorio verso queste si scoprirebberro non tanto diverse dalle proprie.