Quirinale: tutte le strade portano a Draghi. Perché i candidati calabresi e siciliani hanno poche speranze

StrettoWeb

The European Central Bank's new chief MaInterrogarsi sui candidati calabresi e siciliani che potrebbero concorrere nella corsa verso il Colle è un’operazione tendenzialmente inutile, un esercizio di natura ludica. Le dimissioni di Napolitano, annunciate in diretta tv e quindi rassegnate de facto nell’era mediatica in cui viviamo, aprono la strada ad una scelta obbligata, quella di Mario Draghi.

L’attuale governatore della Banca Centrale Europea diventerà, con ogni probabilità, il prossimo Presidente della Repubblica. Non è uno scenario inedito per l’Italia: già Carlo Azeglio Ciampi, governatore a suo tempo della Banca d’Italia, ascese prima a Palazzo Chigi e poi al Quirinale, con il plauso dei mercati e con la compiacenza dei partner europei. Ciampi incarnò la stabilità finanziaria del paese, la serietà delle istituzioni. Garantì in presa diretta gli impegni sottoscritti dall’Italia sul fronte del debito pubblico, patrocinando sempre un’azione di governo volta al rispetto dei vincoli europei. La storia gli ha dato ragione: nel bene e nel male, il senatore a vita che per sette anni ha seduto sullo scranno più importante d’Italia è oggi nella memoria collettiva della società civile uno dei presidenti più amati, capace di porre un argine all’antipolitica ma anche di frenare sediziosi disegni volti all’interesse particolaristico di alcuni. Una riserva della Repubblica cui sfortunatamente non si può più attingere.

Draghi, in tal senso, appare la prosecuzione del ciampismo con altri mezzi. Le sue esternazioni, rilasciate oggi al quotidiano economico Handelsblatt, circa un possibile diniego dalla competizione quirinalizia non devono trarre in inganno: Draghi non vorrà essere un politico, non ambirà agli allori della gloria, ma saprà rifiutare una simile responsabilità se costretto dalla situazione? In tal senso la scelta di aprirsi di fronte ai cronisti tedeschi la dice lunga sulle opzione future. Draghi viene ritenuto il volto presentabile di un’Italia perbene, cosciente dei propri limiti e dei propri doveri, molto distante dalle pulsioni anti-euro additate da Napolitano. E’, cioè, l’unico attore sulla scena capace di garantire la tenuta dei conti. Il suo volto non è sporcato da appartenenze partitiche che ne inquinano il curriculum e la sua attuale poltrona, quella della BCE, è fortemente desiderata dagli uomini della cancelliera Merkel.

Non va dimenticato, inoltre, che l’attuale Parlamento nasce da una legge elettorale sconfessata dalla Consulta. Qualunque mestierante d’apparato nutrisse blande speranze dovrebbe confrontarsi non soltanto coi franchi tiratori, ma anche con una levata di scudi delle forze qualunquiste. Alternative credibili ce ne sono poche: Amato forse, Letta probabilmente. L’impressione, però, è che la strada maestra sia stata già imboccata.

Condividi