L’attuale governatore della Banca Centrale Europea diventerà, con ogni probabilità, il prossimo Presidente della Repubblica. Non è uno scenario inedito per l’Italia: già Carlo Azeglio Ciampi, governatore a suo tempo della Banca d’Italia, ascese prima a Palazzo Chigi e poi al Quirinale, con il plauso dei mercati e con la compiacenza dei partner europei. Ciampi incarnò la stabilità finanziaria del paese, la serietà delle istituzioni. Garantì in presa diretta gli impegni sottoscritti dall’Italia sul fronte del debito pubblico, patrocinando sempre un’azione di governo volta al rispetto dei vincoli europei. La storia gli ha dato ragione: nel bene e nel male, il senatore a vita che per sette anni ha seduto sullo scranno più importante d’Italia è oggi nella memoria collettiva della società civile uno dei presidenti più amati, capace di porre un argine all’antipolitica ma anche di frenare sediziosi disegni volti all’interesse particolaristico di alcuni. Una riserva della Repubblica cui sfortunatamente non si può più attingere.
Non va dimenticato, inoltre, che l’attuale Parlamento nasce da una legge elettorale sconfessata dalla Consulta. Qualunque mestierante d’apparato nutrisse blande speranze dovrebbe confrontarsi non soltanto coi franchi tiratori, ma anche con una levata di scudi delle forze qualunquiste. Alternative credibili ce ne sono poche: Amato forse, Letta probabilmente. L’impressione, però, è che la strada maestra sia stata già imboccata.