Reggio, troppi suicidi tra i giovani: un dramma che nasce nel disagio sociale

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Dopo l’ennesimo suicidio giovanile a Reggio, indaghiamo le cause e le ragioni che possono portare i giovani a farla finita

suicidio-620x350Solo ieri a Reggio si è consumata l’ennesima tragedia: un 33enne si è suicidato impiccandosi a Pellaro. Il suo caso, sommato a quello di altre donne e uomini che negli ultimi anni hanno deciso di “farla finita” nella nostra città fanno diventare questa tragedia un caso sociale.

Il risvolto più scioccante è che a decidere di togliersi la vita sono giovani che sembrano avere tutti più o meno lo stesso identikit: sono per lo più tranquilli e modesti giovani (in maggioranza uomini) dai 25 ai 34 anni che stanno facendo diventare il suicidio una tra le prime cause di morte nel reggino tra ragazzi e giovani adulti.

Il dott. Antonino Nucera, noto psichiatra reggino, in un’intervista sull’argomento ha affermato: “il suicidio giovanile è senza dubbio in serio aumento, non c’è alcun dubbio, come nel resto del mondo, anche nel nostro territorio, i motivi sono certamente di carattere sociologico e legati ad una crisi di valori”.

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Le cause imputabili, quindi, sono variegate e difficilmente rintracciabili, spesso, infatti, chiedendo agli stessi amici o genitori sul “perché” del gesto estremo le ragioni rimangono ignote o comunque incerte. La frase più comune è “non aveva nessun problema”, ma in realtà la gravità della cosa è che il problema evidentemente esisteva ma non si vedeva e questo non fa altro che confermare lo stato di disagio che accompagnava l’intera vita del suicida.

Si può capire da questo particolare come può essere difficoltoso parlare dell’argomento e capirne l’origine e le ragioni. Provando a farlo, si potrebbe presumere che il suicidio in generale può essere indotto da alcuni fattori eloquenti come: gravi disturbi psichiatrici, dipendenza da alcool e droghe, gravi malattie e gravi malesseri esistenziali.

SuicidioA Reggio però, come dichiara Nucera, le ragioni potrebbero essere più circoscritte. Sebbene la nostra città si presenti come una realtà metropolitana a tutti gli effetti, ha  dall’altro lato  alcune delle deficienze economiche e sociali tipiche di una piccola città di provincia, essa presenta infatti mancanze come: la scarsità di lavoro; l’impossibilità di intraprendere variegati sbocchi professionali; la decadenza di alcune zone cittadine; la criminalità organizzata; l’attaccamento allo status sociale espresso attraverso denaro e modus vivendi. A Reggio, come un po’ da per tutto, il senso di precarietà etica, morale ed economica è tangibilissima, me quello che è peggio è che essa è il frutto di una realtà che al contrario ricerca e promuove solo chi ha certezze economiche, etiche e morali appunto. La nostra società si presenta  sovraccarica di stimoli e di bisogni difficili da soddisfare sopratutto per i giovani che non possiedono certezze per il futuro. Il lavoro precario, la crisi economica odierna e l’incertezza per il fututro sono deficit tipicamente giovanili che non possono essere non considerati nel tema “suicidi”. Nella civiltà dei consumi che non fa altro che produrre nuovi bisogni, ormai abbiamo tutti bisogno dell’iphone, dell’uscita il sabato, del vestito nuovo,non sopperire ad uno di questi bisogni crea un forte senso di personale inadeguatezza. La società, dunque, non aiuta i giovani in quanto si presenta inconsistente, versata all’omologazione, dove ognuno è ciò che gli altri vorrebbero che fosse e non ciò che lui è realmente, la famiglia, condizionata da questo tipo di realtà, assume un ruolo marginale in continua ricerca dell’affermazione personale e del danaro e le altre istituzioni come scuola, stato, chiesa non sembrano avere le ferme certezze che avevano una volta.

suicidio2-e1336390801137Tutti questi fattori negativi sono senz’altro delle variabili condizionanti per i giovani reggini che influenzati da questi  possono introiettare in se stessi un’infelicità profonda, che può sfociare in due realtà: nella rottura con una realtà ostile in segno di protesta, che può portare alla trasgressione (dal vestirsi in maniera anticonvenzionale, all’abuso di sostanze stupefacenti o di alcool per evadere dagli schemi impostici, alla vera e propria fuga dal Sud e dall’Italia); o nella depressione e la chiusura in se stessi nel proprio “mondo interiore” da cui non si vede via di fuga.  Lo scarto che poi esiste tra chi subisce queste difficoltà e le introietta in maniera positiva, ad esempio volendosi a tutti i costi riscattarsi, e chi al contrario le rende causa di suicidio è sottile. Forse il problema è più vasto di quanto possa sembrare e comprende vari aspetti di questa società che seppur più moderna e tecnologizzata è senz’altro meno attenta nei confronti dell’uomo e dei suoi bisogni.

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