In Italia, come disse Piercamillo Davigo, evadere la legge conviene. I dati sono allarmanti: su ogni opera pubblica, su ogni infrastruttura di rilievo, circa il 40% della spesa viene assorbito dalla corruttela. L’alta velocità ferroviaria a Parigi costa 10,2 milioni per km, a Madrid sfiora i 9,8milioni, a Roma ne costa quasi 61.
Tutto giusto, per carità, sebbene in Parlamento vi siano diversi condannati o prescritti per corruzione. Nelle ultime ore è scoppiata l’ennesima grana per il Governo Renzi. Ad accendere la miccia è stato il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, eletto nelle liste di Scelta Civica. Questi ha evidenziato “l’impatto pesante” di una norma contenuta nel decreto attuativo della delega fiscale, norma attualmente al vaglio delle Commissioni Parlamentari.
Ciò a dispetto dei moniti lanciati dalla Bce e dalla Banca d’Italia. Quest’ultima, in particolare, nella persona del Governatore, si era recentemente espressa contro politiche di siffatta natura: “Corruzione, criminalità, evasione fiscale – aveva detto Ignazio Visco scandendo le priorità – oltre a minare alla radice la convivenza civile, distorcono il comportamento degli attori economici e i prezzi di mercato, riducono l’efficacia dell’azione pubblica, inaspriscono il livello della tassazione per coloro che adempiono ai propri doveri, comprimono gli investimenti produttivi e la generazione di nuove occasioni di lavoro”. Un messaggio che a Palazzo Chigi non dev’essere arrivato.