Il tempo continuava a trascorrere e dopo tutto ciò, continuando a non tenere in considerazione le condizioni di mia nonna, l’infermiera passa, con un tono di sufficienza, alle richieste sul mio indirizzo, sfoggiando le sue conoscenze geografiche affermando che il quartiere Santa Maria di Catanzaro “non si trova a Catanzaro”, come fosse in un altro Comune. Telefonata chiusa. Attendiamo che il telefono di casa squilli, ma niente. Dopo 21 minuti ricevo, sul mio telefono privato, senza aver dato alcuna autorizzazione e nonostante avessi lasciato il recapito telefonico domestico, una telefonata dal 118 sulla mia utenza cellulare. Dall’altro capo del telefono, la stessa infermiera minaccia di denunciarmi per procurato allarme se mia nonna dovesse decidere di “firmare per rifiutare il ricovero”, (nel fortunato caso in cui vi sia un posto letto libero in ospedale) oppure “se dovesse risultare che l’ambulanza non era necessaria”.
Chiariamo che gli obiettivi del Triage sono:
- Assicurare immediata assistenza al malato che giunge in emergenza;
- Indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di priorità;
- Identificare le priorità e l’area più appropriata di trattamento;
- Smistare i pazienti non urgenti;
- Ridurre i tempi di attesa per la visita medica (anche se per i pazienti meno gravi – codici bianchi – con il triage i tempi d’attesa sarebbero più lunghi se confrontati a un accesso alla sala visita basato sul semplice ordine d’arrivo in pronto soccorso);
- Ridurre lo stato d’ansia;
- Migliorare la qualità delle prestazioni professionali del personale in Pronto Soccorso;
- Valutare periodicamente le condizioni dei pazienti in attesa;
- Fornire informazioni sanitarie ai pazienti e ai loro familiari.
Detto ciò, dopo l’arrivo dell’ambulanza mia nonna è stata condotta al Pronto Soccorso e ricoverata in geriatria perché “il quadro clinico preoccupante”. Buon per me, mi sono risparmiata una denuncia per procurato allarme, intanto mia nonna rischiava la vita. L’infermiera non ha mostrato alcuna sensibilità verso chi in quel momento era in ansia per un congiunto che stava male. Non ha mostrato alcun interesse, non rivolgendo alcuna domanda mirata (“che cosa ha? Qual è il problema?” non corrispondono a domande mirate), per informarsi realmente delle condizioni di salute di mia nonna. Bisogna morire prima o poi, nessuno vuole vivere in eterno, ma che il personale di un Pronto Soccorso assuma questo atteggiamento nei confronti di un cittadino e di un paziente è vergognoso.
Ora, da giornalista prima e da privata cittadina poi, mi domando e lo domando a politici, istituzioni e dirigenti sanitari: a che punto siamo arrivati? La Calabria è davvero così in basso? Catanzaro è messa così male che se un ambulanza si occupa di un anziano non può intervenire qualcun altro per un’altra emergenza? Oppure tutti i cittadini siamo legittimati a pensare che il valore della vita di un anziano è minore di quello di chiunque altro? Quando finirà il tira e molla con il Governo per la nomina di un Commissario? Capisco che il turno di notte possa essere difficile e pesante, che ci sia carenza d’organico, che probabilmente la signora avrà ricevuto 200 telefonate con falsi allarmi, ma mia nonna è un essere umano ed io anche.
Clara Varano