In alcuni casi come in Sicilia o Napoli ci sono state delle vere e proprie sollevazioni popolari contro i cani uccisi e bruciati vivi, ma nella maggior parte delle situazioni la questione non viene raccolta se non dalla stampa locale come avvenuto in Puglia, nel Frusinate e in Basilicata e Calabria. Diversa invece la questione dei cani e gatti impregnati di benzina e poi usati per appiccare gli incendi boschivi: si tratta di una orribile tecnica utilizzata sia nel Lazio che in Puglia, Abruzzo e Calabria di cui le cronache si sono spesso occupate anche negli anni scorsi.
“Il fenomeno sembra ora in discesa– ci dice Lorenzo Croce- ma vale la pena parlarne perchè chi tortura cani, gatti e li brucia vivi è un delinquente, spesso ci sono anche dei minorenni coinvolti in queste porcherie ma purtroppo come al solito oltre al silenzio c’è la poca severità delle sentenze di quei pochi casi che arrivano effettivamente a giudizio”.