L’autonomia della Camera di Commercio è un bene da tutelare, per questa ragione bisogna scongiurare l’ennesimo “scippo”, onde evitare un depotenziamento della Città Metropolitana. Lo dicono a chiare lettere nove associazioni cittadine in una missiva inviata al presidente della Regione e al suo assessore alle Attività Produttive: si tratta di Confimprese, Confesercenti, Confcommercio, Fapi, Confartigianato, Sada Casartigiani, Cna, Cia e Confagricoltura. Di più: tali realtà lamentano la lesione dei diritti delle associazioni a causa del mancato completamento delle procedure di rinnovo del Consiglio camerale, un dato certificato dalla sentenza del Tar come si affanna a ripetere Carmelo Picciotto.
Proprio quest’ultimo non lesina stoccate a Cisl e a Confindustria: “La larga sottoscrizione del documento dimostra qual è l’interesse di quasi tutte le associazioni datoriali, semmai qualcuno ha fatto un passo indietro dimostrando di non volere unire ma dividere il nostro tavolo. Si sono, invece, astenuti dal firmare Confindustria e i rappresentanti del sindacato Cisl. I messinesi traggano le dovute conclusioni e sappiano quindi quali sono le posizioni, su chi è favorevole al mantenimento della Camera di Commercio a Messina o, invece, propende per l’accorpamento a Catania“.
Intanto in città giunge il monito del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Questi ha invitato le categorie a superare la logica del conflitto adottata sinora, ricordando ai protagonisti della vicenda che la riforma è nazionale. “Ha ragione il presidente di Confindustria, Schipani, nel sostenere che se le cose dovessero restare così , di fatto le Camere di Commercio si ridurrebbero ad un ‘pensionificio’. Ho sempre sostenuto e lo ribadisco che il diritto alla pensione è Costituzionalmente intangibile ed è chiaro che non può e non deve essere messo in discussione da nessuna norma né nazionale né regionale” ha commentato Ardizzone. Elogiando la capacità d’analisi del commissario De Francesco, lo stesso ha poi stigmatizzato l’uso di termini impropri: dietro lo “scippo”, secondo il presidente dell’Ars, “c’è un comodo alibi per scaricare le proprie debolezze su altri”.