Messina, vertenza Santa Rita. Critiche alla Crocè: lavoratori perplessi sull’operato della sindacalista

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Non hanno paura delle loro opinioni. Sono preoccupati, semmai, per il proprio futuro occupazionale. Parliamo di Stefano Brigandì, Orazio Bruschetta, Benedetta Lo Balbo, Angelo Manganaro e Francesco Maria Meo, dipendenti della clinica Santa Rita, stufi delle schermaglie andate in scena negli ultimi giorni. Non ce la fanno più a sopportare il peso di una diatriba che li coinvolge in presa diretta e così, armati di carta e penna, hanno voluto dire la loro.

Il centro, lo ricordiamo, sospese le proprie attività nel lontano maggio del 2012, allorquando emersero criticità sotto il profilo igienico, organizzativo ed assistenziale. L’ottobre successivo scattò l’istanza di fallimento.

Dopo un lungo periodo d’inerzia – scrivono i lavoratori testé menzionati – complici le istituzioni tutte, nell’ottobre 2013 s’intravedono i primi spiragli di una soluzione della vertenza: in data 16 ottobre 2013 viene pubblicato un bando ‘invito a manifestare interesse all’acquisto di beni e diritti controversi’, nei termini previsti si manifesta l’interesse di una società: la Cot Spa. Tale manifestazione d’interesse, si perfeziona in data 14 luglio 2014 e viene sottolineata l’estensione a ‘tutte le unità lavorative non ricollocate, quali risulteranno dalla contabilità della Procedura Fallimentare’. In data 24 settembre 2014 l’Assessorato della Salute della Regione Sicilia ‘a fronte della disponibilità alla salvaguardia dei livelli occupazionali’ esprime il proprio “nulla osta alla ipotizzata cessione parziale del ramo d’azienda”. Con Decreto Assessoriale del 16 settembre 2014 vengono stanziati € 845.000, per la copertura del budget della clinica relativo alle ultime tre mensilità dell’anno. Il 9 ottobre 2014 il Giudice Delegato del fallimento rigetta le istanze proposte da Cot Spa. Nel frattempo, sull’altro fronte, l’Assessorato nega ‘l’assenso preventivo al trasferimento dei provvedimenti autorizzativi e di accreditamento alla Casa di Cura Carmona Srl’ e lo stesso Giudice Delegato, nel provvedimento suddetto, ‘prende atto del rigetto della proposta transattiva”.

Sulla base di questo rapido excursus delle vicende interne, stante la nuova rete varata dalla Regione Sicilia, i cinque dipendenti della Santa Rita manifestano perplessità per l’inversione di rotta dell’avv. Di Maio, inizialmente sostenitrice della proposta Cot, oggi pronta a supportare la parte avversa. “Si manifesta forte preoccupazione e disagio, anche sul contegno della sindacalista Clara Crocè, rappresentante della FP-CGIL di Messina. La sindacalista ci deve spiegare perché dall’inizio di questa vertenza non ha mai inteso approfondire le reali intenzioni della Cot spa. Anche senza entrare nel merito delle differenze tra le proposte, è certamente chiaro che soltanto da una loro perfetta concorrenza, i lavoratori avrebbero trovato una loro maggiore tutela”.

Evidenziando come il malessere nei confronti della Crocè si sia palesato con le dimissioni di molti dal sindacato, i lavoratori chiedono cosa ne pensi la Cgil stessa “delle rinunce al pagamento delle mensilità pregresse (novembre 2011/giugno 2012), trattamento di fine rapporto ed anzianità di servizio, attualmente previste dagli esiti della procedura fallimentare”. “Ci lascia attoniti – proseguono i lavoratori – il fatto che questi accordi, certamente lesivi dei nostri diritti, siano stati approvati dalla collega Barbuscia (in qualità di membro del Comitato dei Creditori del Fallimento). A tutti gli enti coinvolti si chiede infine di chiarire cosa accadrà una volta rigettata definitivamente la proposta in questione: i lavoratori saranno pienamente garantiti oppure correranno il rischio di essere trasferiti in altre province o peggio perdere definitivamente il lavoro, qualora le verifiche strutturali tecnologiche ed organizzative dell’immobile della casa di cura avranno esito negativo”.

Dura la chiosa: “sulle spalle dei lavoratori si stanno dunque combattendo battaglie politiche già perdute grazie all’inerzia delle istituzioni stesse che oggi gridano all’avvenuto scippo

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