Reggio: “commemorati i martiri istriano-dalmati trucidati nelle foibe 70 anni fa”

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Su iniziativa del Centro Studi Tradizione Partecipazione  e dell’Associazione ”Reggionamenti”, presso l’area archeologica ”Griso-Laboccetta”, sita in Via Torrione, dove gia’ nel 2005 ”Reggionamenti” ha posto una targa commemorativa della studentessa istriana Norma Cossetto, assurta a simbolo della tragedia delle foibe, è stato deposto un omaggio floreale in memoria delle migliaia di innocenti vittime italiane assassinate dalla follia delle truppe jugoslave comandate dal Maresciallo Tito. Norma Cossetto, medaglia d’oro al valor civile, venne sequestrata, violentata e poi infoibata. I partigiani comunisti slavi che spadroneggiarono nel periodo 1943/45 in Istria e Dalmazia, sequestrarono  uomini, donne, vecchi e bambini italiani e di religione cristiana, depredandoli dei loro averi, infliggendo immani sevizie e violenze gettandoli poi, talvolta ancora vivi, nelle cosiddette foibe, delle profondissime cavità naturali dell’altopiano carsico dove morivano tra atroci sofferenze.

Quella delle foibe fu una tragedia tutta italiana ove si consumò da parte dei partigiani comunisti slavi un autentico genocidio, una vera pulizia etnica nei confronti della inerme popolazione italiana. Questo pezzo di storia, questo assassinio di massa che provocò la morte di 20 mila italiani e l’esodo di 350 mila istriani, dalmati e giuliani dalle loro terre e dalle loro case è stato per oltre sessant’anni sottaciuto o minimizzato dalla storiografia di sinistra imperante in Italia e, solo grazie ad un governo di centrodestra, nell’anno 2004, si è provveduto, attraverso una legge dello Stato, ad ufficializzare quest’immane massacro istituendo il “Giorno del Ricordo” e fissandone la commemorazione per il 10 febbraio di ogni anno. Da decenni, i militanti della destra reggina si considerano impegnati a ricordare ai cittadini ed alle giovani generazioni la tragedia delle foibe, affinchè il sacrificio di questi 20 mila italiani assassinati dai partigiani comunisti slavi e dei 350 mila esuli cacciati dalle loro case e depredati dei loro averi, possano servire da monito per fare in modo che mai più si ripetano siffatti metodi conflittuali di natura politica, ideologica, etnica e religiosa.

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