Sospese in tutta l’area dell’impianto le prestazioni di lavoro straordinario, sindacati e lavoratori procedono a programmare un calendario di ulteriori azioni di lotta che serva a spingere istituzioni e azienda finora sorde a costruire un vero progetto industriale capace di garantire un futuro produttivo per quello che è rimasto uno degli ultimi presidi occupazionali del territorio.
In questo quadro – osservano i sindacati – la contrapposizione tra ambiente e lavoro appare non solo mortificante perché tende a sottintendere uno scambio tra due diritti inalienabili che sindacato e lavoratori non hanno mai accettato e difeso ma anche e soprattutto pericolosa perché creata ad arte per confondere le ragioni e per lasciare tutto com’è penalizzandoli entrambi.
Il CSS – ribadiscono sindacati e lavoratori – è finora solo una sigla che non dice nulla perché nessun progetto che definisca come e se funzioni é mai stato presentato. Lo sbracciarsi o peggio ancora l’evocare paure su una collettività già fortemente provata in tal senso è quindi da irresponsabili.
Sindacato e lavoratori sanno perfettamente che il lavoro non si difende con un progetto qualsiasi e perciò hanno sempre preteso che azienda ed istituzioni individuino una ipotesi industriale nuova che coniughi realmente sicurezza ambiente e lavoro. Perché i tre temi si reggono insieme ed anche perché la storia di questa area avrebbe dovuto suggerire già da tempo che senza lavoro c’è povertà e abbandono e che solo con gli investimenti si possono garantire dignità diritti sicurezza ed ambiente.