Dopo l’ennesima disastrosa sconfitta contro la Vigor Lamezia, il Presidente della Reggina Lillo Foti e i cinque senatori della squadra hanno incontrato i giornalisti proponendo una sorta di “sfida” alla città
Dopo oltre un’ora dalla fine della partita, il Presidente Foti accompagnato dai cinque “senatori” della squadra Cirillo, Aronica, Armellino, Di Michele e Belardi, è arrivato in sala stampa alle 17:25 per l’attesissimo incontro con la stampa dopo un lungo colloquio nello spogliatoio dello stadio Granillo.
Queste le parole del Presidente Foti: “c’è stato un colloquio molto franco fra uomini all’interno dello spogliatoio, con discorsi molto chiari. Siamo coscienti di aver fornito l’ennesima prestazione non positiva in questo momento della storia della Reggina Calcio, però siamo degli uomini che nonostante ogni difficoltà e ogni avversità vogliamo recitare il ruolo di uomini, poi di atleti e di professionisti. Siamo qui tutti insieme, loro sono in rappresentanza di tutta la squadra, per testimoniare a questa città e a questa maglia quanto noi vorremmo dare e quanto abbiamo ancora voglia di dare. Non vi chiediamo aiuto perché forse non lo meritiamo, ma dentro di noi c’è un solo obiettivo, quello di portare la Reggina ancora con dignità – se ne siamo capaci – senza chiacchiere e senza promesse, solamente sul campo, perché non sentiamo di indossare una maglia che non ci ha dato qualcosa, specialmente a me, quindi con grande rispetto per questa maglia, cercheremo di profondere tutte le energie di cui siamo capaci con la determinazione che possa servire a partire da sabato. Se dovessimo riuscire a portare un risultato positivo da Aversa, vi chiediamo che nella prossima partita non ci siano 2.000 persone a sostenerci, ma 10.000, per darci quella forza che ci manca per contribuire a tenere in piedi questa realtà. Questo è quello che vogliamo trasmettervi. Giudicateci per quello che siamo capaci di fare, non pretendete da noi cose che non riusciamo a dare. Tutto quello che abbiamo da dare sicuramente lo metteremo tutto a disposizione perché pretendiamo rispetto nonostante gli errori. Siamo un gruppo unito, compatto. Ci giochiamo tutto in funzione di una sola cosa, che è la maglia della Reggina”.
“Oggi l’aspetto ambientale in questa realtà è stato pesantissimo, per questa realtà che ha avuto la fortuna e la capacità di avere uno splendore enorme. Quello splendore oggi è diventato sotto certi aspetti un’arma negativa. La gente non riesce più a trasmettere quei valori che sono importanti affinché anche i giovani, oltre che i vecchi, riconoscano tutto alla Reggina. Io non sono Gesù Cristo, ma sto portando avanti un calvario perché porto rispetto alla Reggina Calcio, che a me ha dato tantissimo prima di tutto come uomo permettendomi confronti e relazioni straordinarie. Tutt’Italia ha conosciuto cos’è la Reggina e in tutt’Italia viene rispettata, solo in quest’ambiente oggi viene dileggiata ed è la cosa che più mi offende perché non abbiamo rispetto di noi stessi. A fine partita ho detto ai calciatori che io di vedere che il mio amico Emanuele Belardi o il mio amico Cirillo o Aronica, o Di Michele e compagnia bella facciano quelle figure come oggi, io sono dispiaciuto per loro. Gli ho chiesto che se noi facciamo bene, come io sono convinto, ad Aversa, poi voglio 10.000 persone. Voglio vedere se siamo capaci di portare 10.000 persone allo stadio invece di preoccuparvi di stronzate e cazzate. La Reggina ha sempre risposto a tutti con grandissima dignità, nonostante errori e difficoltà. La Reggina ha dato a questa città solamente onori, e oggi è diventata come se fosse l’ultima ruota del carro invece va difesa, andrebbe difesa in tutti i modi. Io è da otto mesi che dico che sono pronto a mollare e andarmene, perchè può darsi che sia finito un ciclo. Il problema è che non viene nessuno a darmi una mano o propormi di sostituirmi. Non ci sono aiuti da parte di nessuno, dalle istituzioni ai privati. La Reggina ha valori straordinari. I valori umani che ci sono al Centro Sportivo Sant’Agata sono valori umani di uno spessore che non finisce mai. Qui alle mie spalle c’è il dottore Favasuli, come Titty Fazzari, sono valori umani che io sfido a trovare il qualsiasi posto del mondo. Voi giornalisti siete qui in sala stampa come rappresentanti della città. Noi oggi, com’è doveroso fare, ci abbiamo nuovamente messo la faccia. Vi stiamo soltanto dicendo che noi ancora ci crediamo, e domenica andiamo ad Aversa a giocarci una partita importante. L’unica cortesia che vi chiediamo, è se noi riusciamo a fare domenica una prestazione o un risultato positivo, mi farebbe sapere che la domenica dopo al Granillo ci siamo 10.000 persone, dal punto di vista ambientale. Prima di chiedere i fatti agli altri, dobbiamo farli tutti. Io non ho detto altro“.
Le dichiarazioni dei calciatori. Salvatore Aronica: “la determinazione c’è mancata a Messina, a Cosenza, a Roma, e anche oggi. A prescindere da oggi e dalle partite ormai passate, la realtà è chiara, siamo realisti e responsabili. Responsabile non è solo Lillo Foti in prima persona, lo siamo ognuno di noi. Oggi purtroppo siano consapevoli di aver toccato il fondo. Sabato andremo a Napoli per affrontare poi l’Aversa domenica, se ci dobbiamo credere e ci vogliamo credere, dobbiamo subito ottenere la riscossa per fornire altre prestazioni per uscire fuori da questa situazione“.
Armellino: “la Reggina è un patrimonio della città. Se il Presidente ha ancora questo sangue dentro oggi che si incazza, è perché ci tiene tantissimo. Con le sue parole cerca di farvi capire che vorrebbe avere una mano, un supporto dolce, anziché essere sempre attaccato sugli aspetti economici, burocratici che non servono a nulla“.
Di Michele: “in un momento di difficoltà bisogna stringersi tutti quanti intorno alle difficoltà per superarle e risolverle. Se in queste 9 partite dobbiamo portare avanti questo mini-ciclo, dobbiamo essere tutti insieme. Noi chiediamo scusa a tutti per le ultime 4 prestazioni, ma da qui in poi ci mettiamo la faccia e vogliamo che tutti ci aiutiamo a vicenda. Dobbiamo riaccendere una città che si sta spegnendo. Lasciamo stare le cose burocratiche, la penalizzazione di -1. La Reggina si deve salvare, e dobbiamo essere uniti, tutti insieme. Mettiamo da parte tutte le negatività che non ci servono e ci fanno del male. Stringiamoci tutti, anche voi che scrivete, anche se non ce lo meritiamo, scriviamo in positivo. Il pensiero che voleva dare il Presidente era questo“.
Cirillo: “anche noi ci siamo chiesti cos’è successo nelle ultime 4 partite, stiamo provando a capire dove sta l’errore e stiamo lavorando affinché ritorni la squadra vista con la Juve Stabia. Io non ho bisogno che a me mi vengono a caricare, perché io a 37 anni questa maglia qua ce l’ho cucita addosso. Io oggi avevo il sudore all’ascella prima della partita, come 20 anni fa. Quando poi vai in campo e sono 4 partite che dopo tre minuti prendi gol, io sono umano pure io, non è che sono un robot. Pensate che io non mi vergogno? Io mi sto vergognando, però sto qua a metterci la faccia. Io do il 100% sempre, esco dal campo sfinito, e nessuno mi può dir nulla, e continuerò a farlo fino all’ultima partita. Posso giocare bene o male, ma mi impegno al 100%. Dobbiamo ritornare quelli che abbiamo dominato la Juve Stabia, siamo consapevoli che è l’unico modo per salvarci. Ci dobbiamo svegliare“.
Belardi: “forse ancora non avete capito nulla, qua la situazione è critica. Non c’è da salvare una stagione, ma la Reggina. Bisogna salvare la Reggina, il suo futuro, bisogna tutelare questo bene. Stiamo facendo figure magre, vergognose. Stiamo subendo le umiliazioni più grandi della nostra vita, stiamo raggiungendo il punto più basso della nostra carriera. Tutti sappiamo che abbiamo sbagliato e sbagliamo, ogni giorno. Però non bisogna fare così, non bisogna per forza trovare la polemica. Io a giugno smetto, me ne vado, e spero che la Reggina rimanga tra i professionisti, non per me che non ci sarò più, ma per i suoi dipendenti e per i suoi tifosi“. Il portiere s’è poi scagliato contro un giornalista accusandolo di remare contro la Reggina e determinando una conseguente polemica in sala stampa.