Reggio, chiusura Poste: la lettera del Comitato Vallata Gallico ai vertici dell’azienda e al Premier Renzi

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posteLa lettera del Comitato Permanente Vallata Gallico indirizzata al Direttore Provinciale delle Poste Italiane di Reggio Calabria, all’A.D. di Poste Italiane e al Presidente del Consiglio dei Ministri, attraverso la quale si richiede un incontro urgente per discutere sulla possibile chiusura dell’Ufficio Postale di Villa S. Giuseppe:

“A seguito delle ricorrenti notizie relative alla chiusura di un numero elevato di Uffici Postali, tra cui quello di Villa S. Giuseppe, il Comitato Permanente Vallata Gallico chiede alla SV un incontro urgente allo scopo di illustrare le pesanti conseguenze negative che tale chiusura comporterebbe per tutta la nostra Vallata.

Si tratta non solo di considerare le difficoltà che si presenterebbero alla nostra popolazione, nella sua gran parte anziana e che non dispone di mezzi propri per lo spostamento in una zona già disagiata per altri motivi:  disagi che aumentano se si considerano anche le condizioni di salute di quella parte di popolazione per l’ovvia causa dell’età ; si tratta anche di tener conto della mole di lavoro già elevata che comporterebbe tempi proibitivi negli altri Uffici Postali che si troverebbero a dover sopportare anche la nostra utenza rimasta priva del proprio Ufficio il quale, peraltro, già si trova ad operare a giorni alterni. Al contrario, ora parecchi utenti di altre zone vengono ad espletare le proprie operazioni nel nostro Ufficio, proprio per questi motivi.

Le ricadute negative non si arrestano qui: l’Ufficio Postale è sempre stato visto come presidio dello Stato il che diviene fondamentale in un territorio già per molti anni e molti versi abbandonato a sé stesso. Il problema assume perciò gli aspetti di una questione sociologica dalle dimensioni e dai contorni non trascurabili: è, in questa sede, superfluo ricordare come queste sono le zone in cui è non solo necessaria, ma indispensabile la presenza dello Stato ancorché simbolica; per vari motivi, sia storici che economici, la nostra terra è stata ed è tuttora sfortunata testimone di una progressiva desertificazione umana e sociale. Gravissimo sarebbe, a questo punto, spegnere l’ultimo, flebile lumicino che ricorda come, anche qui si sia parte integrante di una comunità più vasta. Davanti a queste problematiche dovrebbero passare in secondo piano i calcoli economici e le necessità di cassa per ricordare come, nel nostro Paese, abbia ancora un senso parlare di servizi di tipo sociale.

Fidando in un sollecito riscontro il Comitato coglie l’occasione per inviare distinti saluti”.

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