I sindacati, appresa ieri la notizia del ritorno del servizio idrico ai comuni, avevano indetto un primo presidio già in serata, per lanciare l’allarme sulla inevitabile interruzione del servizio idrico integrato e sulla perdita di 202 posti di lavoro. ‘‘La quasi totalità dei sindaci dei comuni serviti dalla ex Aps non è nelle condizioni da oggi di gestire il servizio autonomamente. Le istituzioni, che reputiamo responsabili – dichiarano i segretari di Filctem Cgil Francesco Lannino, di Femca Cisl Giovanni Musso, di Uiltec Uil Maurizio Terrani, di Ugl Chimici Margherita Gambino e di Cisal Federenergia Raffaele Loddo – non possono consentire un salto nel buio che avrebbe conseguenze devastanti igienico-sanitarie, con possibili disastri ambientali per 500 mila abitanti serviti. Da tre anni questa storia non riesce ad avere fine, non si riesce a trovare una soluzione definitiva”.
L’interruzione del servizi pubblico può avere gravi ripercussioni sul piano dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, in considerazione del coinvolgimento di 42 comuni, e della tutela della salute e dell’igiene pubblica. Le sigle sindacali citano l’ordinanza del prefetto che dice che ”il servizio idrico integrato oltre che necessario per la distribuzione di acqua potabile, assicura anche il vettoriamento, il trattamento e dispersione sul corpo ricettore dei liquami e che un vuoto nella gestione implicherebbe, oltre che interruzione di pubblico servizio, disastro ambientale, derivante dallo sversamento dei liquami non trattati che, a loro volta, potrebbero implicare gravi danni alla salute umana e all’igiene pubblica”.