Dubbi sul sequestro del peschereccio “Airone”: aperte due inchieste

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Il peschereccio “Airone” è giunto stanotte al porto di Mazara del Vallo. Tanti i dubbi sul sequestro avvenuto in mare ad opera di militari libici armati: indagano due Procure

peschereccio_motopesca_siciliaSi ritorna a parlare del peschereccio Airone, che secondo la ricostruzione delle autorità italiane, sarebbe sfuggito ad un tentativo di sequestro avvenuto ad una trentina di miglia dalle coste libiche. In queste ore, però, si stanno sollevando non pochi dubbi sulla veridicità dell’accaduto.

Proprio questa notte, l’imbarcazione è giunta a Mazara del Vallo, nel cui porto erano presenti alcuni familiari dei membri dell’equipaggio, il vescovo della città, ed il sindaco, Nicola Cristaldi; quest’ultimo si è lamentato per la mancanza di illuminazione nel porto, voluta, a detta di Cristaldi, dalla Regione siciliana, che impedisce al comune di intervenire in quanto la cosa “non è di sua competenza”.

Al di là della suddetta polemica, sono state aperte due inchieste sulla vicenda del peschereccio Airone, una dalla Procura di Marsala, e l’altra a Catania.

Ecco la prima ricostruzione dei fatti: un blitz della Marina Militare ha evitato che il peschereccio, sito a circa 90 chilometri a nord-ovest di Misurata, venisse sequestrato da militari libici armati. I militari, così, hanno salvato i sette membri dell’equipaggio, tre italiani e quattro tunisini; uno di loro, un tunisino, è rimasto leggermente ferito durante l’operazione. È  stato poi fermato l’unico libico a bordo. Il comandante dell’Airone, Alberto Figuccia, sostiene inoltre che il sequestro sia stato organizzato per uno scopo ben preciso: fornire uno scoop ad una troupe televisiva che si trovava a bordo.

Su tutto questo, però, si sta cercando di fare chiarezza: tra le cose da approfondire, la presenza del militare libico a bordo del peschereccio, chiuso nella stiva dall’equipaggio una volta disarmato, ma anche i momenti che hanno portato all’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco, al ferimento del tunisino.

Inoltre, vengono evidenziati dubbi sul fatto che questo sequestro sia realmente accaduto. Il peschereccio, secondo una seconda ricostruzione dei fatti, si trovava in una zona in cui era vietato pescare: quindi, sarebbe stato fermato per essere scortato fino al porto di Misurata per controlli.

Il capitano libico, per tale scopo, avrebbe fatto salire a bordo dell’Airone il militare poi rapito e chiuso nella stiva. Successivamente, si sarebbero perse le tracce del peschereccio

In riferimento al militare libico, come si legge anche oggi su La Gazzetta del Sud, “l’iniziale ipotesi di reato era di sequestro di persona, ma sarebbe escluso l’arresto, mentre le autorità libiche ne chiedono il rilascio e la consegna alla propria ambasciata”.

“Foto di repertorio”

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