Sono in aumento i flussi migratori diretti verso l’Italia. Tra Calabria e Sicilia, migliaia di migranti giunti in pochi giorni. “Storie” di “parallelismi”, emergenze e paure, nel fenomeno dell’immigrazione
I DATI: Oggi, al Porto di Reggio Calabria, sono giunti altri 660 profughi, tra cui i 144 supersiti del naufragio della scorsa notte, ed un cadavere. Altri migranti che si vanno ad aggiungere ai 580 già sbarcati domenica scorsa. È anche previsto per domani l’arrivo di 110 persone al porto di Corigliano Calabro, uno sbarco che desta preoccupazione nel sindaco, Giuseppe Geraci, il quale ha già avvertito del fatto che “il Comune non è in condizione di assicurare il servizio di accoglienza”. È di oggi, ancora, la notizia di uno sbarco, avvenuto stanotte, a Palermo: altri 1200 migranti.
In data 12 aprile, si è trasmesso, la Guardia Costiera ha soccorso 3.791 immigrati nel Canale di Sicilia e complessivamente, nel weekend, ne sono stati salvati 5.629, da aggiungere ai 2.851 tratti in salvo nella giornata di lunedì 13 aprile: il totale è di 8.840 migranti, tra cui donne bambini e anche disabili.
Dall’inizio dell’anno in corso si è arrivati a 16mila arrivi di immigrati; 80mila le persone ospitate in alloggi, talvolta di fortuna, e tra questi 14mila minori non accompagnati. Ben il 50% delle presenze viene riscontrato nelle cinque regioni del Sud, in modo particolare nella Sicilia.
Un’altra grave emergenza si rifà all’aumento di migranti clandestini, una conseguenza della forte instabilità politica dei paesi di provenienza; proprio ieri, a tal riguardo, si è reso noto il bilancio operativo annuale della Guardia di Finanza, impegnata anche su questo particolare fronte, nonché su quello della salvaguardia della vita umana in mare. Si è a conoscenza, si deve aggiungere, del bilancio dell’operazione “Foedus 46” contro l’immigrazione clandestina: 22 persone arrestate in Grecia, Svezia e Spagna.
Per non parlare poi delle morti: i dati Unhcr attestano oltre 500 vittime dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo, 30 volte in più rispetto al 2014, nello stesso periodo.
Ma ciò di cui si vuole parlare in questa sede si basa su dei “parallelismi”, che probabilmente in pochi notano, anche perché concentrati troppo sulla paura, sul dissenso: uno dei “parallelismi” da sottolineare si rifà al binomio vita-morte nel fenomeno dell’immigrazione: un binomio che si è reso manifesto anche nello sbarco di oggi qui a Reggio. A bordo della nave Orione della Marina Militare, insieme al cadavere della donna morta nel naufragio avvenuto al largo della Libia, c’era una neonata. Una bambina nata pochi giorni fa su uno dei tanti barconi improvvisati per le traversate.
Non è nuova la notizia dei parti in mare: anche nel mese di dicembre appena trascorso, un’altra migrante eritrea ha dato alla luce un maschietto sulla nave rifornitrice “Etna” della Marina Militare. Ancora prima, un’immigrata soccorsa nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum ha partorito la figlia sulla nave “Euro”.
VIOLENZA: Nascita, vita, speranza, calate all’interno di stragi vere e proprie, di storie di violenze ad opera di trafficanti di esseri umani, di morti, di naufragi, di malattie e di precarietà di ogni genere. E di queste condizioni disumane in cui praticamente sempre sono obbligati a trovarsi i migranti, i colpevoli sono il più delle volte dei loro compaesani: gli scafisti.
Arresti su arresti, a carico di persone che per denaro sfruttano il dolore degli altri, sfruttano le paure e le esigenze dei migranti, riducendoli in uno stato di “sudditanza”, sia psicologica che fisica. Queste stesse persone talvolta sono i diretti responsabili delle morti che avvengono durante i “viaggi della speranza”. Proprio oggi si è diffusa la notizia della morte di un migrante, gettato in mare in pasto agli squali: il colpevole del macabro gesto sarebbe uno scafista della Guinea, uno dei 14 già fermati dall’inizio dell’anno.
Vista l’ondata massiccia degli sbarchi, arriva dal Viminale la sollecitazione rivolta a tutti i prefetti, affinchè si individuino strutture di accoglienza tali da far fronte all’emergenza immigrazione. Si prevede, con l’arrivo della bella stagione, un aumento ancora più massiccio dei flussi migratori, provenienti in particolar modo dall’Africa, in aggiunta ai migranti già arrivati e partiti dallo stesso Paese, ma anche dalla Libia, terra “vittima” del terrorismo islamico.
E proprio in merito a quest’ultimo argomento, l’opinione pubblica si divide in due parti: c’è chi pensa che sulle navi, insieme ai migranti, possa giungere la minaccia dell’Isis, un pericolo di cui recentemente si è dimostrato l’infondatezza. Ma non solo, i cittadini sono spaventati anche dalla possibile diffusione delle malattie, della criminalità, probabili conseguenze dell’arrivo dei profughi. Opinioni, che al di là di tutto sono legittime, ma come suddetto prima di farsi un’idea, si dovrebbe riflettere sul motivo per il quale queste persone scappano dal loro Paese, dalle condizioni in cui sono costrette a vivere sia al momento della partenza, che dopo. Una volta giunti in Italia, infatti, solo in pochi riescono a costruirsi una vita da poter definire “normale”; gli altri o vivono di elemosina o, come è vero, sono coinvolti in “giri” criminali.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma certo è che il timore tra i cittadini italiani è sempre più crescente. Nonostante quest’aspetto della questione, però, si continuano a portare avanti delle vere e proprie task force supportate dall’intervento dei volontari della Protezione Civile, della Caritas, della varie Prefetture, dei Comuni, dell’Asp, della Croce Rossa e dei tanti che offrono il loro aiuto per curare e smistare i migranti nei diversi centri d’accoglienza sparsi su tutto il territorio nazionale.
Integrazione prima di tutto, dunque, un principio di cui si è fatta portavoce anche la città di Reggio Calabria, dove da poco si è svolta la XI Settimana d’Azione contro il razzismo, promossa dall’Unar. Proprio in tale occasione, il Consiglio comunale della città ha approvato una delibera per concedere la cittadinanza onoraria ai 1014 minori nati in Italia da genitori stranieri e residenti nel territorio comunale.
“Squilibri”, per riprendere quanto detto da Oliverio, che secondo una proposta del Governo, riportata anche sul Secolo XIX, si potrebbero ridefinire con “la creazione di centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per lo screening degli aventi diritto all’asilo ed un’equa distribuzione tra i 28 Stati dell’Unione Europea”.
“In questo momento l’Italia è veramente sotto pressione nella gestione dei flussi migratori”, è la risposta dell’Unione Europea, rappresentata dal commissario UE agli Affari interni e all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che a margine di un dibattito al Parlamento europeo sulla situazione nel Mediterraneo, ha continuato a dire: “dobbiamo sostenerla e aiutarla”.
“La nostra forza è il sistema Sprar, che offre una qualità diversa dall’accoglienza generica, ma riguarda solo 500 comuni su 8.092, insieme al Terzo settore e alle fondazioni”: questa un’altra dichiarazione del capo Dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, Mario Morcone, presente pochi giorni fa a Roma, in occasione della presentazione di tredici progetti d’integrazione finanziati dalla “Fondazione con il Sud”.
Opinioni politiche divergenti, alcune delle quali lamentano l’ “immobilismo” del Governo italiano per quanto riguarda l’emergenza immigrazione. Si attendono ad oggi nuovi riscontri, nuove iniziative tese alla salvaguardia dei migranti, ma anche del Paese, che deve rispondere e si deve adeguare a questo tipo di allarme.