L’impresa vuole costruire l’infrastruttura che legherebbe Reggio e Messina: il dossier finisce sulla scrivania di Delrio
Le dichiarazioni di Pietro Salini, la disponibilità manifestata dai costruttori a non battere cassa qualora si tornasse a puntare seriamente sull’opera, non sembrano pertanto esternazioni casuali, con buona pace del sindaco di Messina, Renato Accorinti, il quale – mosso da un ragionamento squisitamente politico – aveva semmai chiesto a Renzi e Delrio di venir meno agli accordi presi per destinare i fondi dovuti ai costruttori alle opere compensative di cui ha bisogno la città.
E se nelle opportune sedi legali verranno affrontati i nodi tecnici della vicenda, sul piano politico Giovanni Alvaro, Cosimo Inferrera e Bruno Sergi – promotori del “Si al Ponte” – hanno sposato pubblicamente e nuovamente la causa, definendolo un “giacimento nascosto di ricchezza”, la strada maestra per intercettare le merci del nord Europa attraverso un efficiente sistema logistico: “non si tratta – scrivono i tre – di un gioiello dell’ingegneria da ammirare e fare ammirare, e già questo, oltre alla sua costruzione (che comporta una rilevante occupazione), sarebbe un risultato eccezionale, ma sul Ponte c’è anche un interesse nazionale non solo per l’unificazione reale del Paese, dalle Alpi alla Sicilia, che si determina rompendo finalmente gli argini dell’isolamento dei territori del profondo Sud, ma anche per la dotazione di quelle vene che ‘pompano’ ricchezza nell’intero corpo del Paese”.
Il braccio destro del premier potrebbe pertanto diventare decisivo, in un senso o nell’altro. E qui Accorinti torna a respirare: dalle parti di Palazzo Zanca si ricorda il Delrio dell’Anci e si ritiene improbabile che un uomo così sensibile all’importanza dei Comuni possa improvvisamente porre in essere un piano simile, senza tenere in debita considerazione il parere della Giunta interessata. Perché per il sindaco di Messina non ci sono dubbi: il Ponte unirebbe due cosche e non due coste, e il discorso si chiude lì.