Toh, chi si rivede: il Ponte sullo Stretto. La Impregilo pronta a battere cassa, a meno che Renzi…

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L’impresa vuole costruire l’infrastruttura che legherebbe Reggio e Messina: il dossier finisce sulla scrivania di Delrio

Verba volant, scripta manent“: potrebbe ispirarsi all’antica massima latina il nuovo atteggiamento della Salini-Impregilo rispetto alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Sì, perché dopo aver ventilato l’ipotesi di un ritorno di fiamma, l’azienda starebbe seriamente riallacciando i contatti col Governo nazionale per rilanciare la costruzione dell’infrastruttura, evidenziando nei colloqui informali il salasso delle penali sancite nei contratti.

Le dichiarazioni di Pietro Salini, la disponibilità manifestata dai costruttori a non battere cassa qualora si tornasse a puntare seriamente sull’opera, non sembrano pertanto esternazioni casuali, con buona pace del sindaco di Messina, Renato Accorinti, il quale – mosso da un ragionamento squisitamente politico – aveva semmai chiesto a Renzi e Delrio di venir meno agli accordi presi per destinare i fondi dovuti ai costruttori alle opere compensative di cui ha bisogno la città.

E se nelle opportune sedi legali verranno affrontati i nodi tecnici della vicenda, sul piano politico Giovanni Alvaro, Cosimo Inferrera e Bruno Sergi – promotori del “Si al Ponte” – hanno sposato pubblicamente e nuovamente la causa, definendolo un “giacimento nascosto di ricchezza”, la strada maestra per intercettare le merci del nord Europa attraverso un efficiente sistema logistico: “non si tratta – scrivono i tre – di un gioiello dell’ingegneria da ammirare e fare ammirare, e già questo, oltre alla sua costruzione (che comporta una rilevante occupazione), sarebbe un risultato eccezionale, ma sul Ponte c’è anche un interesse nazionale non solo per l’unificazione reale del Paese, dalle Alpi alla Sicilia, che si determina rompendo finalmente gli argini dell’isolamento dei territori del profondo Sud, ma anche per la dotazione di quelle vene che ‘pompano’ ricchezza nell’intero corpo del Paese”.

Sotto questo profilo, pressioni incrociate sarebbero arrivate a Roma all’indirizzo di Riccardo Nencini, già segretario del Partito Socialista e vice-ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. In tal senso l’uscita di scena di Maurizio Lupi avrebbe permesso alla stessa impresa di approfittare dell’attuale contingenza per instaurare un dialogo con Matteo Renzi in persona, avendo quest’ultimo retto l’interim per qualche giorno. Tuttavia il presidente del Consiglio avrebbe rimandato a Delrio il compito di sciogliere i nodi di questa delicata vicenda, lo stesso Delrio che è stato sollecitato da Accorinti sul porto di Tremestieri sia per i finanziamenti sia per la concessione dei poteri speciali.

Il braccio destro del premier potrebbe pertanto diventare decisivo, in un senso o nell’altro. E qui Accorinti torna a respirare: dalle parti di Palazzo Zanca si ricorda il Delrio dell’Anci e si ritiene improbabile che un uomo così sensibile all’importanza dei Comuni possa improvvisamente porre in essere un piano simile, senza tenere in debita considerazione il parere della Giunta interessata. Perché per il sindaco di Messina non ci sono dubbi: il Ponte unirebbe due cosche e non due coste, e il discorso si chiude lì.

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