Fin da subito le forze dell’ordine avevano riconosciuto nell’attentato una possibile richiesta estorsiva ai danni del commerciane Antonio Labate: dopo più di un anno sono stati individuati i colpevoli, volti non nuovi alla Giustizia
Sono stati arrestati a Gioia Tauro gli uomini accusati di aver fatto esplodere un ordigno davanti la serranda di un garage in via Giotto, quartiere Monacelli di Gioia Tauro, nel Febbraio dello scorso anno. Per risalire ai presunti colpevoli dunque, i Carabinieri hanno lavorato per ben più di un anno, cercando di non lasciare nessuna pista esclusa seppur fin da subito, la vicenda era subito apparsa come un tentativo intimidatorio, una sorta di “messaggio di avvertimento” per una richiesta estorsiva ai danni del proprietario di quel garage, il commerciante Antonio Labate. I carabinieri dei reparti operativi della compagnia di Gioia Tauro hanno notificato ieri un provvedimento restrittivo nei confronti di Gerardo Lamanna, 53 anni e di Giacomo Sorrenti, 34 anni. L’ordigno era di fabbricazione artigianale, una piccola bombola di gas da campeggio collegata ad un detonatore e munita di miccia, che esplodendo, per fortuna sventrò solo la parete metallica del garage senza fare ulteriori danni a cose o persone. L’ordigno è stato fabbricato presumibilmente dai due, che del resto non erano facce nuove alle forze dell’ordine: Lamanna, già in carcere a Palmi per reati in materia di armi e munizioni e Sorrenti, con precedenti per furto e per detenzione illecita di sostanze stupefacenti al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Le indagini, coordinate dalla sostituto della Dda reggina, Giulia Pantano e dai Carabinieri guidati dal capitano Cinnirella da subito si erano concentrate nel controllo e nella revisione certosina dei filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona: grazie ai fotogrammi si è potuto identificare i due attentatori, nonché il modello di auto che era stato utilizzato per recarsi sul luogo dove è stato piazzato l’ordigno ed il percorso che l’autovettura ha compiuto e dove, a seguito dell’attentato, si è diretta. Tutte questa serie di informazioni incrociate hanno permesso di risalire ai due destinatari dei provvedimenti restrittivi che risponderanno del reato di danneggiamento mediante utilizzo di un ordigno, aggravato dal metodo mafioso. Di fatti, la dinamica della vicenda da subito si era palesata come una richiesta estorsiva ai danni del commerciante.