Il governatore della Lombardia chiude ai profughi, ma quando era Ministro…
Diciamo la verità: il Sud è un gigantesco serbatoio di voti per la Lega, almeno sotto il profilo potenziale. Quando però si tratta di difendere gli interessi politici dei meridionali, il Carroccio riscopre la sua verve nordista, torna in trincea predicando l’egoismo territoriale, e tanti saluti agli ingenui che acclamavano l’Alberto da Giussano quale liberatore de noantri.
Gli interventi a gamba tesa in tema di accoglienza offerti dal pulpito televisivo da Maroni, Zaia e Toti hanno ben mostrato come l’egoismo di parte possa prevalere sulle ragioni dell’interesse nazionale, un dato curioso al netto della retorica patriottica usata tanto al chilo. I migranti – dicono all’unisono i governatori – sono fin troppi, per cui d’ora in avanti quanti sbarcheranno sulle coste siciliane o sulle sponde calabresi dovranno sapere che al Nord non c’è posto per nessuno di loro. E pazienza se il Mediterraneo è un cimitero, se a Lampedusa gli stessi sono stipati, se Messina, Catania e Reggio sono teatri di un esodo di massa. Affaracci di chi sporge sul mare, è la risposta fra le righe offerta dalla destra italiana.
Maroni in questa campagna è stato sottile: ha detto che nella giornata di oggi indirizzerà una “lettera ai prefetti diffidandoli dal portare in Lombardia nuovi clandestini“, quasi che i funzionari del Governo fossero scafisti. Di più: ai sindaci che coltivano ancora un briciolo di umanità, ai primi cittadini che non si rassegnano a questo odioso clima di sciacallaggio elettorale, verranno tagliati “i trasferimenti regionali come disincentivo“. Insomma, sotto a chi tocca: il Nord non vuole rogne e non fa spese.
Queste boutade sarebbero meno ridicole se Bobo Maroni nella sua carriera politica fosse stato coerente: sì, perché quando il Governatore lombardo si trovava al Viminale ed incassava le proteste degli enti locali, ebbe a manifestare tutta la sua ritrosia innanzi a certe polemiche: “Sono rimasto male impressionato – dichiarava l’allora Ministro leghista – per l’atteggiamento di alcuni amministratori locali che ufficialmente mostrano buona volontà e poi sottobanco cercano motivi per evitare di essere coinvolti. I governatori decideranno dove alloggiare i migranti d’intesa con Province e Comuni e se ci saranno rifiuti, allora saremo noi a individuare le aree. Io sono un fautore della condivisione di queste scelte impegnative, ma se questo non è possibile, e soprattutto di fronte a una situazione di emergenza che riguarda profughi che scappano dalla guerra in Libia, saremo costretti ad agire d’imperio“.
Poiché l’emergenza non è mutata, anzi la guerra civile in Libia è divenuta devastante, l’unica cosa ad essere cambiata è la collocazione politica della Lega, non più forza di governo ma movimento populista di opposizione, disposto a strumentalizzare ogni bazzecola pur di portare acqua al proprio mulino.
Non è la durezza o la mancanza di tatto denunciata da Leoluca Orlando ad impressionare. L’atteggiamento dei leghisti nei confronti di qualunque flusso migratorio è noto ai più: ciò che colpisce è lo spirito menzognero di simili esternazioni.